«Nuove storie liberate»

A Firenze, il Collettivo Informacarcere del Centro sociale evangelico fa da ponte tra il carcere e l’esterno attraverso la scrittura: laboratori, pubblicazione di libri, gruppi di lettura

Da alcuni anni, all’interno del Centro sociale evangelico di Firenze, che fa capo alla chiesa valdese, esiste il «Collettivo Informacarcere», per porre un accento particolare su una realtà complessa, su cui ci sono informazioni contraddittorie e di cui non si parla spesso, come ci ricorda Paolo Martinino, volontario del Collettivo, oltre che membro della chiesa valdese di Firenze, insieme a Patrizia Barbanotti, Letizia Sommani, Alessandro Sansone, Giuliano Capecchi. Collaborano al Collettivo anche Anna Pialli e Marcella Solfanelli.

Grazie alle sue iniziative, si attua un doppio movimento: la scrittura entra nel carcere, attraverso laboratori e stimolo alla lettura, ed esce dal carcere, grazie a una collana di pubblicazioni, mettendo in comunicazione mondi all’apparenza distanti e non comunicanti.

«Vogliamo dare dignità di parola a persone che non hanno mai avuto l’occasione di esprimersi e raccontarsi come persone, al di là del ruolo di detenuti che la vita ha dato loro in quel momento. Ci interessa molto recuperare e valorizzare l’umano, per questo offriamo la possibilità di frequentare laboratori di scrittura, ma anche di segnalare le loro creazioni, che poi valutiamo se pubblicare nella nostra collana».

Pubblicata da Contrabbandiera, piccola casa editrice di Firenze, «L’evasione possibile» ha finora sei titoli (la recensione del volume di Alessio Attanasio sui regimi differenziati era stata pubblicata da Riforma nel numero 5 del 2022), tutti nati dalla testimonianza diretta, che viene resa attraverso racconti o autobiografia (in un caso, poesie), spiega Martinino: «Dall’anno scorso, una novità è la pubblicazione di libri di detenute che hanno partecipato al laboratorio di scrittura del carcere di Sollicciano a Firenze, più una persona di Rebibbia, ed è in programma la pubblicazione del libro di una detenuta di San Vittore, intervenuta al convegno del 2 dicembre in collegamento video. Un’altra esperienza nuova è quella con i migranti, rispetto ai quali si aggiungono altre difficoltà, per esempio quelle linguistiche: con loro ho fatto un laboratorio di narrazione a Sollicciano, utilizzando diversi linguaggi espressivi, collage, disegno, oralità, e sono venute fuori cose molto belle e interessanti».

Un’altra novità rispetto allo scorso anno, ricorda Martinino, presentata al convegno che si è tenuto sabato 2 dicembre, in una ricca giornata alla «BiblioteCaNova Isolotto», è stata la ricerca «di soggetti esterni che vogliano leggere i libri, farli propri e trasformarli in altro. Più questi gruppi sono distanti dal mondo del carcere, meglio è, per noi: abbiamo trovato gruppi di lettura e scrittura nelle biblioteche, che hanno letto i libri e poi scritto di sé a partire dalle sollecitazioni ricevute, un centro diurno per persone disabili, un centro di salute mentale e poi singoli cittadini, che non avevano mai avuto a che fare con il carcere, che hanno letto i libri e fatto un’azione di diffusione tra le loro conoscenze. Da lì è nata una cosa bellissima, perché molte persone sono riuscite a parlare, attraverso la lettura di questi libri, delle loro prigioni quotidiane: questo era uno dei nostri obiettivi, che il carcere potesse essere il grimaldello attraverso cui mettere in luce, all’esterno, le tante situazioni di oppressione e prigionia, meno visibili. Il convegno è stato la sintesi del lavoro fatto quest’anno, con la presentazione di alcune esperienze di scrittura in carcere e una veloce carrellata di esperienze dal territorio. C’è stata una bella partecipazione e la soddisfazione di vedere che questo lavoro è possibile. Per la prima volta, forse, ho visto famiglie che raccontavano l’esperienza di discussione intorno a questi libri… è proprio questo che vogliamo: che il carcere sia un tema su cui tutti possano esprimersi, avendone conosciuto qualcosa tramite le testimonianze».

L’attività rientra nel progetto «Nuove storie liberate» finanziato dall’Otto per mille della Chiesa valdese, una seconda edizione (la prima era «Storie liberate») che si chiuderà nella primavera 2024: la speranza, conclude Martinino, è di continuare su questa strada, potenziando l’osmosi tra interno ed esterno, uscendo dalla dimensione della “nicchia”, dell’interesse per specialisti, facendo rete tra soggetti diversi. In quest’ottica, un ringraziamento particolare va a Luciana Breggia, già presidente di sezione del Tribunale di Firenze, che, da esterna al collettivo, ha dato un apporto fondamentale.

Ascolta l’intervista:
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