Casa di Comunità, sfida del domani
L’ex ospedale valdese e il poliambulatorio di San Salvario a Torino coinvolti nel processo di prossimità sanitaria
Casa di Comunità: che sarà mai ? Eppure sul territorio torinese se ne discute da almeno un anno, in particolare a San Salvario – quartiere ad alta densità di popolazione anziana – ad opera sia del sindacato Spi-Cgil, sia dell’Associazione “Donne in difesa della società civile”, sempre attenta ai diritti di cittadinanza sul territorio, la quale recentemente ha promosso alla Casa del Quartiere un incontro sul tema, invitando la dottoressa Stefania Orecchia, direttrice del distretto sud est dell’Asl Città di Torino, che già parecchie volte è venuta a colloquiare e dice simpaticamente, «In pratica, sono responsabile della vostra salute», rispondendo puntualmente alle domande.
«A che punto siamo nell’ex ospedale Valdese e nel poliambulatorio di via Silvio Pellico 28?» : questo il tema posto con grande chiarezza dalle donne dell’Associazione, che da sempre hanno seguito l’iter della annosa vicenda. Nelle “Case di Comunità”- presenti già in molte città europee- si riuniscono tutti i servizi medici indispensabili e facilmente raggiungibili dalla popolazione. Entro il 1° ottobre erano previsti i lavori in via Silvio Pellico 28 ed è stato svuotato il piano terra : tutto deve essere finito entro la fine del 2025, sono stati fatti i bandi dello stanziamento dei fondi del PNRR e sono stati comunicati i progettisti vincitori, con cui l’Ufficio tecnico si deve relazionare. Un problema ulteriore, è la difficoltà di reperire alcuni materiali, diventati anche più costosi a causa della guerra in Ucraina.
«Noi a Torino abbiamo 18 Case di Comunità previste originariamente, ora 16- ha detto Stefania Orecchia – in cui devono essere anche presenti alcune associazioni, che devono interagire, con una reciproca collaborazione: la comunità deve abitarle! A me ne competono cinque: storicamente sono prioritariamente orientate al percorso mamma/bambino, e a seguire la donna dalla gravidanza alla menopausa. In via Pellico 19 ci sarà l’ “Ospedale di Comunità”, con servizi di cardiologia, endocrinologia, diabetologia, logopedia, riabilitazione, con una palestra per persone di età elevata. Questa struttura, infatti, di 20 posti letto, consente di fare dei “ricoveri di sollievo”: è una sorta di “polmone” per gli ospedali, che, potendo dimettere il paziente, che non è in grado ancora di rientrare a casa sua, lo possono spostare per 30-60 giorni alla Casa di Comunità, permettendo alla famiglia di riorganizzarsi».
È previsto il finanziamento regionale, e l’orario dovrebbe essere di 7 giorni,24 ore su 24, con una guardia medica: qui chiaramente è un problema di costi e di personale disponibile, ma va notato – dice Orecchia- che «Molte persone vanno impropriamente al pronto soccorso perchè non sanno che ci sono altre realtà: bisogna quindi gestire meglio la domanda di salute nei luoghi appropriati», e questa nuova organizzazione sul territorio potrebbe essere una soluzione anche per evitare il sovraffollamento dei pronto soccorso. Anche i medici di famiglia potranno garantire la loro presenza, ma un ulteriore problema è il turn-over da pensionamento, per cui si stanno assumendo dei neolaureati e degli specializzandi.
I medici possono lavorare in rete o in gruppo, e quest’ultima possibilità si presenta come funzionale alla Casa di Comunità. Temi complessi ma attualissimi, nei tempi in cui l’opinione pubblica è particolarmente coinvolta sui temi della Sanità.