#NoExcuse …
La violenza di genere che passa attraverso le tecnologie di comunicazione digitale è probabilmente una delle violazioni dei diritti umani tra le più pervasive
«È chiaro che la tecnologia – una volta considerata un fattore di uguaglianza di genere – è diventata una seria minaccia per i diritti delle donne. Molestie sessuali, minacce di stupro, oggettivazione, esibizione del corpo, utilizzo della vergogna, estorsione (anche attraverso la condivisione non consensuale di immagini intime), sfruttamento sessuale, diffamazione […]», sono solo alcune dinamiche e forme di violenza informatica che molte donne e ragazze sono spesso costrette a subire, lo ricorda l’Associazione mondiale cristiana per la comunicazione (Wacc). Dinamiche che hanno trovato casa e si sono sviluppate rapidamente proprio sulle piattaforme digitali, sui social media, sul web più profondo, il dark web.
«La conoscenza reale della portata del problema è ostacolata dalla mancanza di una precisa definizione di violenza informatica condivisa a livello internazionale e di un approccio standardizzato legato alla raccolta dei dati. Le prove esistenti, tuttavia, indicano l’elevata prevalenza di fenomeni pericolosi presenti ormai in tutto il mondo».
Secondo una ricerca condotta dall’Economist Intelligence Unit nel 2020, «quasi quattro donne su dieci riferiscono di aver subito violenza online: il 65% conosce altre donne prese di mira online e l’85% o di aver assistito a tale violenza contro altre donne. Le donne in giovane età e altre provenienti da settori sociali più emarginati – si legge ancora – sono quelle maggiormente a rischio di diventare bersagli. Le storie dei media che documentano le esperienze fanno emergere solo una punta dell’iceberg. La violenza informatica di genere provoca impatti psicologici importanti, che vanno dalla depressione al suicidio. Questa piaga mina sin dalla radice quella che dovrebbe essere una naturale partecipazione delle donne alla vita pubblica e sociale, che passa dall’attività economica e quella dei processi democratici, mettendo così, e spesso a tacere, donne e ragazze. Negando così gli spazi vitali e naturali della comunicazione, privando a donne e ragazze il diritto alla libertà d’espressione su e attraverso Internet. La violenza online è reale e costituisce una violazione dei diritti tanto quanto la violenza offline», si legge ancora.
Sono trascorsi più di tre decenni «da quando, nel 1991 si è tenuta la prima Campagna mondiale dei 16 giorni di attivismo contro la violenza di genere. Il fatto che la violenza informatica di genere si trasformi e si adatti rapidamente alle nuove tecnologie, indica che vi sia ormai l’insindacabile urgenza di investire in controstrategie in grado di tenere il passo con l’evoluzione tecnologica».
Quest’anno dunque la Wacc invita i suoi membri, partner e alleati, «ad agire per contribuire a creare una sfera digitale libera dalla violenza di genere».