Una sinfonia di voci diverse
La presentazione dei progetti Otto per mille nella città: dall’housing sociale, all’assistenza medica, al contrasto alla violenza di genere, alla musica
È un tardo pomeriggio d’inizio settimana, il vento è calato e le persone indugiano ancora sulle panchine di piazza Settembrini, piccola oasi pedonale assediata dal traffico cittadino.
È il 6 novembre e la chiesa valdese di Genova ha organizzato, nei locali di Sampierdarena, una serata di presentazione alla cittadinanza dei progetti finanziati dall’Otto per mille. L’intento però, come dice la pastora Ulrike Jourdan nella sua breve introduzione, è soprattutto quello di ringraziare tutte quelle persone e associazioni che si occupano di inclusione in una città complicata non solo a livello urbanistico. Persone e associazioni che mantengono aperta la porta della solidarietà, dell’ascolto e dell’incontro.
I progetti sono tanti e variegati: odontoiatria solidale, sostegno ai bambini con patologie reumatiche, emopatiche ed oncologiche e alle loro famiglie, aiuto e assistenza alle donne vittime di violenza e riabilitazione degli uomini violenti.
E poi ancora housing sociale (accoglienza abitativa temporanea), inclusione dei bambini ipovedenti attraverso laboratori e interventi che agiscano sul contesto di vita, percorsi per l’acquisizione delle autonomie, come, per esempio, le case protette per ragazzi con sindrome di Martin Bell.
C’è anche Anlaids, che, nei vicoli di Genova, ha aperto un checkpoint in cui poter accedere, in maniera facile e con il supporto di operatori esperti, al test Hiv, altrimenti eseguibile solo presso i reparti di malattie infettive della città. Maria Viscoli, la responsabile del progetto Io c’entro, racconta che l’idea è nata per rispondere a un bisogno che i dati ufficiali evidenziano con chiarezza, ma che stenta ad essere riconosciuto e ascoltato: la Liguria, negli ultimi anni, ha registrato uno dei più alti tassi di incidenza di Hiv e un numero elevato di diagnosi tardive.
E poi c’è la musica. L’associazione «Trillargento», che segue e s’ispira a quel “Sistema” ideato negli anni Settanta dal Maestro venezuelano José Antonio Abreu, vede nella musica, intesa come diritto di tutte e tutti, «un’occasione di riscatto esistenziale», uno strumento – per citare le parole della responsabile – «di promozione della persona e di socialità».
Il progetto, attivo già da dieci anni a Genova, ha nella peer-education uno dei suoi elementi fondamentali e, grazie al volontariato, ai finanziamenti e a un sistema di scambi solidali, riesce a fornire strumenti in comodato d’uso e lezioni a ragazze e ragazzi, bambini e bambine, provenienti spesso da contesti disgregati e disfunzionali, che difficilmente potrebbero avere accesso a un’educazione musicale troppo costosa. Si impara la musica insieme e insieme si suona, come band, come orchestra, come comunità educante.
Non c’era musica all’incontro di Genova sui progetti finanziati dall’otto per mille della Chiesa valdese, non ci sono stati canti né inni, ma la sinfonia, quella sì. Sinfonia di persone e di voci diverse, capaci di incontrarsi sulle note variegate dell’impegno e dell’amore per il prossimo. Voci di speranza.