Il volontariato strumento di solidarietà e pace
Dichiarazione dell’Ufficio Volontariato della Diaconia valdese, il braccio sociale della Chiesa valdese: «Condanna di ogni violenza sui civli»
L’Ufficio Volontariato della Diaconia Valdese gestisce da molti anni progetti di volontariato giovanile, nazionale e internazionale, e in tale ambito ospita e ha ospitato nel corso del tempo volontarie e volontari provenienti dalla Palestina, grazie al programma European Solidarity Corps, finanziato dall’Unione Europea, che si rivolge a giovani dell’Europa e di alcuni Paesi partner.
L’Ufficio ha preparato un comunicato relativo alla situazione in Medio Oriente:
«Da sabato 7 ottobre assistiamo sgomenti a ciò che sta succedendo nel vicino Medio Oriente, in Israele e Palestina: lo scoppio di una guerra che ci lascia, come accaduto per l’invasione dell’Ucraina, spaventati, preoccupati, afflitti, sperduti e arrabbiati. Oggi, a differenza di allora, l’opinione pubblica appare ancora più divisa, la complessità di questa vicenda sposta pareri e opinioni, ma è praticamente unanime la condanna alle violenze perpetrate nei confronti di civili, di qualsiasi origine e provenienza.
Come Ufficio Volontariato andiamo con il pensiero ai volontari e alle volontarie palestinesi che negli anni abbiamo avuto la fortuna di conoscere e accogliere nelle nostre strutture, e ci uniamo al loro dolore. Nei loro messaggi ci riportano un sentimento di grande incertezza, di paura e di rabbia di fronte agli eventi delle ultime settimane. Non possiamo che provare solidarietà nei loro confronti, vittime come moltissimi e moltissime, di una guerra che da un lato e dall’altro non sta risolvendo conflitti aperti da anni, ma, come tutte le guerre, alimenta l’orrore, l’odio e la violenza.
Il nostro impegno tramite il volontariato è stato negli anni quello di promuovere i valori fondanti delle nostre società, quelli della giustizia, della solidarietà, della democrazia, vivendo l’Europa come un progetto di pace che non si esaurisce nei suoi confini geografici, ma che proprio attraverso le mobilità, si estende fin dove ci sono giovani disposte e disposti a mettersi in gioco nel dialogo, nella conoscenza e nell’incontro dell’altro e dell’altra in un percorso di costruzione collettiva di un mondo veramente inclusivo e interculturale, dove le differenze possano essere valorizzate come ricchezza e forza generatrice di mondi nuovi.
Non possiamo che sperare che la situazione possa il prima possibile tornare a una certa stabilità che permetta a tutte le persone coinvolte in questo conflitto di uscire dal pericolo imminente in cui si trovano, e che il futuro possa portare a soluzioni stabili, durature e condivise da tutte le parti coinvolte, in un’ottica di più giustizia e più pace per tutte e tutti».