Nigeria e Corea del Nord i paesi in cui i cristiani subiscono maggiori persecuzioni

È quanto afferma in un nuovo rapporto l’International Christian Concern, il gruppo con sede negli Stati Uniti che monitora la persecuzione religiosa

Il rapporto del 2023, reperibile online su www.persecution.org., evidenzia che tra i paesi dove maggiore è la persecuzione dei cristiani ci sono: la Nigeria, dove cristiani e musulmani sono rappresentati quasi equamente; la Corea del Nord, uno stato ateo; e l’India, dove cresce il nazionalismo indù che minaccia anche i musulmani.

«Il Rapporto sui persecutori dell’anno 2023 è una risorsa progettata per sostenere e proteggere i cristiani indipendentemente dalla denominazione o setta, ma sostiene anche tutti i popoli religiosi a cui viene negato il diritto alla libertà religiosa conferito da Dio», afferma Jeff King, presidente dell’International Christian Concern.

La persecuzione dei cristiani in Corea del Nord, uno stato ateo, è nota da tempo a livello internazionale, ma merita particolare attenzione la situazione in Nigeria, la nazione più popolosa dell’Africa.
Il cristianesimo arrivò in Nigeria nel XV secolo attraverso i monaci agostiniani e cappuccini provenienti dal Portogallo. Nel 2020 il cristianesimo rappresentava circa il 46,18% della popolazione nigeriana; due terzi dei quali sono protestanti, secondo il Pew Research Canter.
La popolazione della Nigeria è stata stimata dalle Nazioni Unite in circa 213 milioni.

«È il numero dei morti», ha detto King a porre in cima alla lista la Nigeria, dove 100.000 cristiani sono morti a causa della persecuzione religiosa negli ultimi 20 anni.
Inoltre, ha affermato che circa 3,5 milioni di agricoltori cristiani nel paese sono stati sfollati o le loro fattorie sono state occupate.
Il presidente dell’International Christian Concern ha aggiunto che la divisione in Nigeria tra un nord dominato dai musulmani e un sud dominato dai cristiani potrebbe portare a una guerra civile e al conseguente sfollamento della popolazione che «farebbe impallidire qualsiasi crisi di rifugiati mai avuta nella storia moderna».

A giugno, Vatican News aveva riferito che più di 50.000 cristiani erano stati uccisi in Nigeria dallo scoppio dell’insurrezione islamista di Boko Haram nel 2009.
Ha citato un rapporto intitolato «Martyred Christians in Nigeria» pubblicato dalla Società internazionale per le libertà civili e lo stato di diritto (Intersociety), un gruppo di ricerca e investigazione sui diritti con sede in Nigeria, che dal 2010 monitora e indaga sulle persecuzioni religiose e su altre forme di violenza religiosa da parte di attori statali e non statali in tutta la Nigeria.
Secondo i risultati, negli ultimi 14 anni almeno 52.250 cristiani nigeriani sono stati brutalmente assassinati dai militanti islamici.
Di loro, più di 30.000 sono stati uccisi durante gli otto anni di presidenza dell’ex presidente nigeriano Muhammadu Buhari, spesso criticato durante il suo mandato per non aver fatto abbastanza per combattere la crescente insicurezza nel Paese.
Nello stesso periodo furono date alle fiamme 18.000 chiese cristiane e 2.200 scuole cristiane.

I cristiani corrono rischi di vita non solo a causa del gruppo islamico Boko Haram, ma anche di pastori musulmani di etnia Fulani che si sono uniti a gruppi estremisti islamici. Secondo Intersociety gli attacchi hanno portato allo sfollamento forzato di massa di circa 5 milioni di cristiani costretti nei campi per sfollati interni (IDP) all’interno della Nigeria e nei campi profughi ai confini regionali e subregionali.