Cristiani di Gaza

Il report del Dipartimento di Servizio ai Rifugiati Palestinesi e del Consiglio delle chiese del Medio Oriente

I cristiani di Gaza cercano rifugio in chiesa. Si intitola così uno dei report del Dipartimento di Servizio ai Rifugiati Palestinesi (DSPR) del Consiglio delle chiese del Medio Oriente (MECC). Intanto, continuano i bombardamenti e le condizioni umanitarie si aggravano. Mancano acqua, elettricità, cibo, collegamenti. Aumentano le vittime.

«Il livello di distruzione è incredibile, uno dei nostri colleghi ha detto “Hanno cambiato il volto di Gaza, non riesci a riconoscere i luoghi e senti che questo è un posto strano, come se non ci fossi mai stato”» si legge in un altro recente report sul sito del Dipartimento.

«Purtroppo, l’edificio principale del DSPR a Gaza ha subito gravi danni a causa della guerra in corso -. Ciò avrà un impatto devastante sulla comunità locale e sulla nostra capacità di continuare il nostro lavoro umanitario. Molte stanze, tra cui le strutture di stoccaggio dei medicinali critici, il soffitto, il centro di progettazione grafica, ogni stanza e negozio sono stati direttamente colpiti dal conflitto. Questa perdita ostacola gravemente la nostra capacità di fornire assistenza medica essenziale a coloro che ne hanno un disperato bisogno”. Il Dipartimento riferisce inoltre di collaboratori fuggiti che hanno cercato rifugio con le proprie famiglie in chiesa, persone colpite direttamente con lutti, sofferenza e distruzione: “È un promemoria straziante del tributo umano che questa guerra sta esigendo su vite innocenti. […] I nostri colleghi di Gaza e l’intera comunità cristiana si sono rifugiati nella Chiesa ortodossa e latina. La situazione sul campo si è deteriorata in misura inimmaginabile. Il numero delle vittime sta crescendo rapidamente a livelli senza precedenti, l’enorme distruzione è difficile da credere. I nostri colleghi, insieme agli altri civili innocenti, hanno cercato rifugio nelle chiese, che ora è diventata la loro ultima risorsa in mezzo al caos della guerra, mentre quasi tutte le loro case sono state colpite, parzialmente o gravemente. Vivono nella costante paura per la loro vita e per quella delle loro famiglie e dei loro colleghi, a causa dei bombardamenti ininterrotti e degli attacchi aerei».

Il DPSR del Consiglio delle chiese del Medio Oriente è inoltre tra i firmatari dell’”Appello al pentimento”, che vede insieme diversi organismi fra cui il Centro ecumenico Sabeel per la teologia della liberazione, YMCA di Gerusalemme Est e della Palestina, sigle ortodosse. Si tratta di una lettera aperta dei cristiani palestinesi ai responsabili delle Chiese occidentali e ai teologi. Ne riportiamo qui sotto la traduzione integrale.

Appello al pentimento. Lettera aperta di cristiani palestinesi ai responsabili delle Chiese occidentali e ai teologi

“Imparate a fare il bene, cercate la giustizia, difendete gli oppressi” (Isa 1:17).

Noi, le istituzioni cristiane palestinesi e i movimenti di base sottoscritti, siamo addolorati e lamentiamo il rinnovato ciclo di violenza nella nostra terra. Mentre stavamo per pubblicare questa lettera aperta, alcuni di noi hanno perso cari amici e familiari nell’atroce bombardamento israeliano del 19 ottobre 2023 su civili innocenti, compresi i cristiani, che si stavano rifugiando nella storica chiesa greco-ortodossa di San Porfirio a Gaza. Le parole non riescono a esprimere il nostro shock e il nostro orrore per la guerra in corso nella nostra terra. Piangiamo profondamente la morte e la sofferenza di tutte le persone perché è nostra ferma convinzione che tutti gli esseri umani siano fatti a immagine di Dio. Siamo anche profondamente turbati quando il nome di Dio viene invocato per promuovere la violenza e le ideologie religiose nazionali.

Inoltre, osserviamo con orrore il modo in cui molti cristiani occidentali offrono un sostegno incondizionato alla guerra di Israele contro il popolo palestinese. Pur riconoscendo le numerose voci che hanno parlato e continuano a parlare per la causa della verità e della giustizia nella nostra terra, scriviamo per sfidare i teologi e i leader ecclesiastici occidentali che hanno espresso un sostegno acritico a Israele e per chiamarli a pentirsi e a cambiare. Purtroppo, le azioni e i due pesi e due misure di alcuni leader cristiani hanno gravemente danneggiato la loro testimonianza cristiana e hanno gravemente distorto il loro giudizio morale riguardo alla situazione nella nostra terra.

Siamo al fianco dei nostri concittadini cristiani nel condannare tutti gli attacchi ai civili, in particolare alle famiglie e ai bambini indifesi. Tuttavia, siamo turbati dal silenzio di molti leader ecclesiastici e teologi quando sono i civili palestinesi a essere uccisi. Siamo anche inorriditi dal rifiuto di alcuni cristiani occidentali di condannare l’occupazione israeliana in corso in Palestina e, in alcuni casi, di giustificare e sostenere l’occupazione. Inoltre, siamo sconvolti dal modo in cui alcuni cristiani hanno legittimato i continui attacchi indiscriminati di Israele a Gaza, che finora hanno causato la morte di oltre 3.700 palestinesi, la maggior parte dei quali sono donne e bambini. Questi attacchi hanno provocato la distruzione di interi quartieri e lo sfollamento forzato di oltre un milione di palestinesi. L’esercito israeliano ha utilizzato tattiche che prendono di mira i civili, come l’uso del fosforo bianco, il taglio dell’acqua, del carburante e dell’elettricità e il bombardamento di scuole, ospedali e luoghi di culto, tra cui l’atroce massacro dell’ospedale anglicano-battista di Al-Ahli e il bombardamento della chiesa greco-ortodossa di San Porfirio che ha spazzato via intere famiglie cristiane palestinesi.

Inoltre, rifiutiamo categoricamente le risposte cristiane miopi e distorte che ignorano il contesto più ampio e le cause profonde di questa guerra: l’oppressione sistemica dei palestinesi da parte di Israele negli ultimi 75 anni dalla Nakba, la pulizia etnica in corso in Palestina e l’occupazione militare oppressiva e razzista che costituisce il crimine dell’apartheid. È proprio questo l’orribile contesto di oppressione che molti teologi e leader cristiani occidentali hanno persistentemente ignorato e, peggio ancora, occasionalmente legittimato utilizzando un’ampia gamma di teologie e interpretazioni sioniste. Inoltre, il crudele blocco di Gaza imposto da Israele negli ultimi 17 anni ha trasformato la Striscia di 365 chilometri quadrati in una prigione a cielo aperto per oltre due milioni di palestinesi, il 70% dei quali appartiene a famiglie sfollate durante la Nakba, a cui vengono negati i diritti umani fondamentali. Le brutali e disperate condizioni di vita a Gaza sotto il pugno di ferro di Israele hanno purtroppo incoraggiato le voci estreme di alcuni gruppi palestinesi a ricorrere alla militanza e alla violenza come risposta all’oppressione e alla disperazione. Purtroppo, la resistenza non violenta palestinese, per la quale continuiamo a impegnarci con tutto il cuore, viene respinta, con alcuni leader cristiani occidentali che vietano persino di discutere dell’apartheid israeliano, come denunciato da Human Rights Watch, Amnesty International e B’Tselem, e come affermato da tempo sia dai palestinesi che dai sudafricani.

Ogni volta ci viene ricordato che gli atteggiamenti occidentali verso la Palestina-Israele soffrono di un evidente doppio standard che umanizza gli ebrei israeliani mentre insiste nel disumanizzare i palestinesi e nell’imbiancare le loro sofferenze. Ciò è evidente nell’atteggiamento generale verso il recente attacco israeliano alla Striscia di Gaza che ha ucciso migliaia di palestinesi, nell’apatia verso l’omicidio della giornalista cristiana palestinese-americana Shireen Abu Akleh nel 2022 e nell’uccisione di oltre 300 palestinesi, tra cui 38 bambini, in Cisgiordania quest’anno, prima di questa recente escalation.

Ci sembra che questo doppio standard rifletta un discorso coloniale radicato che ha usato la Bibbia come arma per giustificare la pulizia etnica delle popolazioni indigene nelle Americhe, in Oceania e altrove, la schiavitù degli africani e la tratta transatlantica degli schiavi, e decenni di apartheid in Sudafrica. Le teologie coloniali non sono passate; continuano nelle teologie e nelle interpretazioni sioniste ad ampio raggio che hanno legittimato la pulizia etnica della Palestina e il vilipendio e la disumanizzazione dei palestinesi, compresi i cristiani, che vivono in un sistema di apartheid coloniale. Inoltre, siamo consapevoli dell’eredità cristiana occidentale della Teoria della Guerra Giusta, che è stata utilizzata per giustificare il lancio di bombe atomiche su civili innocenti in Giappone durante la Seconda Guerra Mondiale, la distruzione dell’Iraq e la decimazione della sua popolazione cristiana durante l’ultima guerra americana all’Iraq, così come il sostegno incrollabile e acritico a Israele contro i Palestinesi in nome della supremazia morale e dell’”autodifesa”. Purtroppo, molti cristiani occidentali, in un ampio spettro confessionale e teologico, adottano teologie e interpretazioni sioniste che giustificano la guerra, rendendosi complici della violenza e dell’oppressione di Israele. Alcuni sono anche complici dell’aumento del discorso d’odio anti-palestinese, di cui oggi siamo testimoni in numerosi Paesi e media occidentali.

Sebbene molti cristiani in Occidente non abbiano problemi con la legittimazione teologica della guerra, la stragrande maggioranza dei cristiani palestinesi non perdona la violenza, nemmeno quella degli impotenti e degli occupati. Al contrario, i cristiani palestinesi sono pienamente impegnati nella via di Gesù della resistenza creativa non violenta (Kairos Palestina, §4.2.3), che utilizza “la logica dell’amore e attinge a tutte le energie per fare la pace” (§4.2.5). In particolare, rifiutiamo tutte le teologie e le interpretazioni che legittimano le guerre dei potenti. Chiediamo con forza ai cristiani occidentali di affiancarci in questo. Ricordiamo inoltre a noi stessi e ai nostri compagni di fede che Dio è il Dio degli oppressi e degli oppressori e che Gesù ha rimproverato i potenti e innalzato gli emarginati. Questo è il cuore della concezione di giustizia di Dio. Pertanto, siamo profondamente turbati dall’incapacità di alcuni leader e teologi cristiani occidentali di riconoscere la tradizione biblica di giustizia e misericordia, come annunciata per la prima volta da Mosè (Dt 10,18; 16,18-20; 32,4) e dai profeti (Is 1,17; 61,8; Mic 2,1-3, 6,8; Amos 5,10-24), e come esemplificata e incarnata in Cristo (Mt 25,34-46; Lc 1,51-53; 4,16-21).
Infine, e lo diciamo con il cuore spezzato, riteniamo che i leader della Chiesa occidentale e i teologi che sostengono le guerre di Israele siano responsabili della loro complicità teologica e politica nei crimini israeliani contro i palestinesi, commessi negli ultimi 75 anni. Li invitiamo a rivedere le loro posizioni e a cambiare direzione, ricordando che Dio “giudicherà il mondo con giustizia” (Atti 17:31). Ricordiamo inoltre a noi stessi e al nostro popolo palestinese che la nostra sumud (“fermezza”) è ancorata alla nostra giusta causa e al nostro radicamento storico in questa terra. Come cristiani palestinesi, continuiamo anche a trovare il nostro coraggio e la nostra consolazione nel Dio che abita con coloro che hanno uno spirito contrito e umile (Isa 57:15).
Venga il tuo Regno!

Organizzazioni e istituzioni firmatarie

Kairos Palestina
Cristo al checkpoint
Collegio biblico di Betlemme
Centro ecumenico Sabeel per la teologia della liberazione
Università Dar al-Kalima
Centro Al-Liqa per gli studi religiosi, patrimoniali e culturali in Terra Santa
YMCA di Gerusalemme Est
YWCA della Palestina
Società ortodossa araba di Gerusalemme
Club Arabo Ortodosso, Gerusalemme
Dipartimento per il servizio ai rifugiati palestinesi del Consiglio delle Chiese del Medio Oriente
Istituto di istruzione araba Pax Christi, Betlemme

Immagine tratta da https://dspr.org/news/gaza-update

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