La povertà non è inevitabile
La Chiesa metodista inglese partecipa al movimento ecumenico Let’s end Poverty, per porre fine alla povertà
Un paio di giorni prima dell’inizio della settimana della “sfida contro la povertà” (Challenge Poverty Week, 16-22 ottobre), quest’anno incentrata sul tema «Dignità per tutti: un futuro più speranzoso», la Chiesa metodista inglese (partner dell’iniziativa) lancia la propria adesione al movimento Let’s End Poverty. Un’adesione che si traduce innanzitutto nel fornire personale di supporto a questo movimento ecumenico, il cui obiettivo è coinvolgere collettivamente un’ampia rappresentanza di persone con background, capacità ed esperienze diverse.
Il 12 ottobre vengono quindi organizzati incontri, sia online sia in presenza, in diverse città, per lanciare questa nuova iniziativa. Circa 270 persone si ritrovano quindi per raccogliere idee ed esprimere le loro opinioni sulla via da seguire, per impegnarsi nella lotta alla povertà anche combattendo «quei sistemi consolidati che la perpetuano». Ma ci sono anche eventi più recenti, come la guerra in Ucraina, che hanno avuto un impatto negativo, causando l’aumento dei prezzi, portando a un aumento delle persone in condizioni di povertà.
«Non fare nulla è un fallimento morale», ha commentato la coordinatrice del Movimento metodista anti-povertà, Hannah Fremont-Brown (la notizia si trova qui): «Tra la situazione finanziaria sempre più disperata per molti e le imminenti elezioni generali, adesso è il momento di organizzarsi e affrontare la questione della povertà, data l’apparente ambivalenza dei nostri politici».
Le fa eco la presidente della Conferenza metodista, Gill Newton: «Attualmente la povertà sta avendo un impatto su troppe vite in tutta la nostra nazione, e impegnarsi con il movimento Let’s End Poverty è un modo con cui i metodisti possono fare la loro parte nella trasformazione del mondo».
Nell’incontro alla Wesley’s Chapel di Londra, una ventina di persone, tutte con esperienza (diretta o attraverso altri) di povertà, si sono ritrovate con la volontà – ha spiegato Fremont-Brown – «di fare in modo che porre fine alla povertà diventi una priorità politica, mostrando che è una questione che sta a cuore alle nostre comunità».
Secondo uno dei partecipanti, «abbiamo le tecnologie, le infrastrutture e i fondi per porre fine alla povertà, quello che manca è la volontà politica»; secondo un altro, «ci stiamo impegnando perché non possiamo fidarci che lo facciano i nostri leader politici».
Come ha concluso Kerry Scarlett, vicepresidente della Conferenza metodista, esortando a partecipare alla campagna, «conosciamo il durevole impatto negativo che la povertà ha sulle nostre vite. Ma sappiamo anche che la povertà non è inevitabile. Come chiesa in cerca di giustizia, crediamo che Dio mostri costantemente preoccupazione e cura verso le persone che vivono la povertà e l’emarginazione economica e che noi, in quanto metodisti, siamo chiamati a essere solidali gli uni con gli altri, cercando giustizia e trasformazione».