Polonia, l’analisi del voto 

Il partito “Diritto e giustizia” primo partito ma vince la coalizione di centro-sinistra; molto alta l’affluenza. Il ruolo della Chiesa cattolica e il peso delle elezioni europee del prossimo anno.

Bandiere biancorosse appese alle finestre e sui balconi delle case. File lunghissime davanti ai seggi elettorali, la frequenza che sfiora l’80% delle persone aventi diritto al voto; eventi di questo genere hanno in Polonia un unico precedente che risale al 1989, le prime elezioni (semi)libere dopo il crollo del regime comunista. Numerosi giovani che domenica 15 ottobre hanno espresso le loro preferenze elettorali non erano ancora nati nel 1989 e questo è un dato indubbiamente positivo.

La libertà è partecipazione, cantava Giorgio Gaber nel lontano 1972. In Polonia, fuori di ogni ragionevole dubbio ha vinto la partecipazione e quindi ha vinto la libertà. I dati ormai certi sembrano indicare come vincente la coalizione di centrosinistra guidata da Donald Tusk. È un politico di grande esperienza, militante della prima ora del movimento Solidarność. Le sue capacità di governo e la sua autorevolezza sono ben note e apprezzate nella stragrande maggioranza delle cancellerie occidentali. 

Tuttavia, il partito di Jarosław Kaczyński Diritto e giustizia (Prawo i sprawiedliwość) rimane sempre il primo quanto al numero di preferenze. Non è un dato rassicurante. La coalizione di Tusk probabilmente avrà la maggioranza dei seggi nella Camera bassa del parlamento polacco (Sejm), ma non è ancora altrettanto sicura la maggioranza al Senato.

Una cosa invece è certa. Il popolo polacco è diviso. Una parte della società – sicuramente non minoritaria – apprezza e sostiene la destra reazionaria che da otto anni governa la Polonia. Il ruolo del clero cattolico in questo consenso non è da sottovalutare perché la Conferenza episcopale polacca (salvo qualche nobile eccezione) è quasi apertamente schierata con Kaczyński. Non si tratta soltanto di motivazioni teologiche o etiche, ma anche di quelle economiche.

La parte schierata con Tusk continua a sognare una Polonia veramente libera e democratica in cui le leggi dello Stato non siano dettate da coloro che vorrebbero un nuovo Iran (ovviamente cattolico-romano) nel cuore dell’Europa.
Infatti, in Polonia, come in Italia e negli altri paesi dell’Unione europea, il vero indicatore del clima politico dominante saranno le prossime elezioni al parlamento di Strasburgo. Occorrerà una grande partecipazione per evitare la deriva del populismo e dell’autoritarismo che si intravede qua e là con grande chiarezza. 



Foto di Ministry of Foreign Affairs: la Camera bassa del Parlamento polacco