Trasporto aereo. Unico perdente è il diritto al lavoro
Caso Alitalia-Ita. Scontri fra poteri, cause vinte e perse, incertezza del lavoro. Lunedì 9 ottobre, conferenza stampa sulla norma interpretativa relativa alla discontinuità aziendale tra le due compagnie aeree, da alcuni soprannominata “la norma ammazza-Ita”
I fatti. C’era una volta Alitalia LAI. Poi Alitalia CAI, quella dei “capitani coraggiosi”. Poi Alitalia SAI. Poi l’amministrazione straordinaria e l’ultimo volo, il 14 ottobre 2021. Un’azienda, prima fiore all’occhiello del Bel Paese con standard di sicurezza e puntualità degni delle migliori compagnie mondiali, poi gola profonda di servizi, favori, scalate, tristemente finita in pasto ai delatori sulle pagine dei giornali, dopo essere stata ridotta all’osso da chi, in vario modo, ha spolpato 12 miliardi di euro dal 1947 in poi, più 1,35 miliardi per il (ri?)lancio di Ita Airways.
La storia dell’aviazione civile italiana è costellata di grandi successi e grandi fallimenti, con piani aziendali e statali sprecati, temerari, aggiustati su misura per gli investitori e gli speculatori del momento. Tuttavia, i punti di vista economici e politici di questa emblematica storia hanno spesso perso di vista i fattori umani.
Ita Airways, che nel nome, in italiano, ha giusto il prefisso, è considerata attualmente la compagnia di bandiera della penisola ed è di proprietà del Ministero dell’economia e delle finanze. In attesa di essere, forse, acquisita da Lufthansa per il suo 41%, Ita Airways ha perso fino a 1,3 milioni di euro al giorno (ilsole24ore).
Dal 15 ottobre 2021, data di inizio delle attività di Ita, ci sono state diverse cause incardinate da personale Alitalia per la costituzione del rapporto di lavoro con la stessa compagnia: 34 sentenze hanno dato ragione a Ita, 3 le hanno dato torto. Fra queste, quella del 15 settembre, in cui il giudice Paolo Mormile (sezione lavoro del Tribunale di Roma) dispone l’assunzione di 174 persone fra piloti, comandanti, assistenti di volo e personale di terra. Salgono così a 252 le “anime” vincitrici, finora. Sul tavolo, diverse controversie giuridiche tra cui la continuità fra Ita e la fallita Alitalia, ma anche questioni contrattuali, stipendi arretrati, ferie non godute, scatti e liste di anzianità. Nel dietro le quinte, inoltre, ci sono gli aspetti legati ai corsi per i “passaggi macchine”, per i “corsi comando”, quelli sui criteri di assunzione e di assegnazione del personale al medio o al lungo raggio.
I diversi orientamenti dei giudici (che nelle prime sentenze sembravano aver favorito il punto di vista aziendale) hanno spinto il Governo, il 25 settembre (cioè appena 10 giorni dopo la sentenza Mormile) a diramare in un comunicato stampa un paragrafo dedicato al trasporto aereo. “Tenuto conto che è sorto un contrasto giurisprudenziale in merito al fatto che vi sia o meno una discontinuità aziendale tra Alitalia-Società Aerea Italiana e ITA-Italia Trasporto Aereo S.p.a., e considerato che tale incertezza è suscettibile di determinare riflessi negativi sia sui rapporti giuridici sia sulla finanza pubblica, si è ritenuto necessario approvare una norma interpretativa che, in coerenza con le decisioni della Commissione europea, esclude che nel passaggio da Alitalia a ITA vi sia continuità fra le due aziende” si legge nella nota stampa del Consiglio dei Ministri n. 51.
Non è la prima volta che il legislatore interviene, anche nell’ambito del diritto del lavoro e delle disposizioni pensionistiche, emanando norme di “interpretazione autentica”. Si tratta di atti attraverso i quali il potere legislativo chiarisce sé stesso, dando criteri interpretativi utili a dare certezza ai rapporti giuridici. Certo, le leggi non dovrebbero essere emanate per situazioni speciali, né essere rivolte a una singola azienda. Dovrebbero, invece, andare a tutelare la totalità della cittadinanza, del diritto e del sistema “lavoro”. Ancora non è chiaro, ad esempio, se questa indicazione di interpretazione sia retroattiva o meno. Che sia un’azione di forza del potere legislativo su quello giudiziario o meno, non sta a noi dirlo. L’atto, inoltre, porta la firma del Presidente della Repubblica. Salta all’occhio che, nella Gazzetta ufficiale del 29 settembre, le parole del comunicato del Consiglio dei Ministri assumono una diversa veste. Nelle “Disposizioni di interpretazione autentica in materia di cessione di complessi aziendali da parte di aziende ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria” si legge infatti che “l’articolo 56, comma 3-bis del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, si interpreta nel senso che si intendono in ogni caso operazioni effettuate in vista della liquidazione dei beni del cedente che non costituiscono trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell’azienda agli effetti previsti dall’articolo 2112 del codice civile, le cessioni poste in essere in esecuzione del programma di cui all’articolo 27, comma 2, lettere a) e b -bis ), del medesimo decreto legislativo, qualora siano effettuate sulla base di decisioni della Commissione europea che escludano la continuità economica fra cedente e cessionario”.
Che sia un’azione di forza del potere legislativo su quello giudiziario o meno, non sta a noi dirlo. L’atto, inoltre, porta la firma del Presidente della Repubblica. Salta all’occhio che, nella Gazzetta ufficiale del 29 settembre, le parole del comunicato del Consiglio dei Ministri assumono una diversa veste. Nelle “Disposizioni di interpretazione autentica in materia di cessione di complessi aziendali da parte di aziende ammesse alla procedura di amministrazione straordinaria”, si legge infatti che “l’articolo 56, comma 3-bis del decreto legislativo 8 luglio 1999, n. 270, si interpreta nel senso che si intendono in ogni caso operazioni effettuate in vista della liquidazione dei beni del cedente che non costituiscono trasferimento di azienda, di ramo o di parti dell’azienda agli effetti previsti dall’articolo 2112 del codice civile, le cessioni poste in essere in esecuzione del programma di cui all’articolo 27, comma 2, lettere a) e b -bis ), del medesimo decreto legislativo, qualora siano effettuate sulla base di decisioni della Commissione europea che escludano la continuità economica fra cedente e cessionario”.
Spariti i riferimenti allo specifico caso Alitalia-Ita, con questo paragrafo si vorrebbe mettere una pietra tombale sulla discussione ed evitare ulteriori contenziosi o sentenze diverse. Che questo atto sia legittimo e applicabile è contestato da diversi avvocati, alcuni dei quali hanno infatti indetto una conferenza stampa convocata con le parole “Il governo Meloni e la norma ammazza Ita”, lunedì 9 ottobre a Roma, alle ore 15, a Palazzo Madama in Sala Nassirya. L’obiettivo, scrivono i promotori, è di “evidenziare il gravissimo atto del governo: vero e proprio attacco alla democrazia”. La conferenza stampa, organizzata su iniziativa del senatore Stefano Patuanelli, sarà trasmessa in diretta sulla web TV del Senato.
Appare singolare che il Governo, con un provvedimento che a norma dell’art. 77 della Carta costituzionale dovrebbe essere adottato “in casi straordinari di necessità e urgenza”, abbia inteso risolvere un contrasto giurisprudenziale che riguarda una sola azienda senza attendere il vaglio della Corte d’Appello e della Cassazione. I dubbi sono molti. Per ora le certezze riguardano la cassa integrazione erogata a singhiozzo, i tagli esponenziali degli ammortizzatori sociali, lo smantellamento delle polizze sanitarie, i ritardi nei versamenti, brevetti non rinnovati. In sostanza, il mancato sostegno sociale ed economico a una forza lavoro (umana, professionale e altamente specializzata) che in Italia sembra essere sempre più irrilevante. Restano agli atti, infine, le promesse del piano industriale Ita 2021-2025, dove si leggeva che Ita avrebbe avviato le proprie operazioni nel 2021 con un numero di dipendenti assunti per gestire l’attività “Aviation” pari a 2.750-2.950 persone. E che a fine piano (2025) dovrebbe salire a 5.550-5.700 persone. Quanto alla flotta, che ad avvio delle attività operava con una flotta di 52 aerei (con Alitalia erano 80), Ita dichiarava che “Già nel 2022 la flotta crescerà fino a 78 aeromobili […] Dal 2022 è previsto l’inizio dell’inserimento in flotta degli aeromobili di nuova generazione che sostituiranno progressivamente i velivoli di vecchia tecnologia. A fine 2025 la flotta crescerà sino a 105 aerei”.
A gennaio 2023 gli aeromobili di Ita erano 69, i dipendenti 3600 (ansa). Il bilancio 2022 di Ita registrava una perdita netta di circa 486 milioni di euro. I dipendenti Alitalia che sono rimasti fuori sono 3076. Esiste, o esisterà, una compagnia di bandiera in Italia?