Siate il cambiamento che serve alla società

I progetti educativi del Biografilm Festival di Bologna coinvolgono ragazzi del carcere minorile e delle periferie attraverso le arti, ma chiamano all’impegno tutta la comunità

«Noi non sappiamo quale reato hanno commesso, né vogliamo saperlo (anche se l’esperienza ci porta a intuirlo): lavoriamo con delle persone, non con dei reati, e vogliamo costruire un rapporto di fiducia, il più possibile senza pre-giudizi». A parlare è Chiara Boschiero, responsabile della sezione educativa del Biografilm Festival di Bologna, rassegna internazionale dedicata alle “storie di vita” (principalmente film documentari), che ci racconta i progetti con i giovani detenuti del carcere minorile «P. Siciliani». Spesso si tratta di ragazzi immigrati, magari anche di seconda o terza generazione, e vengono scelti proprio perché, avendo commesso reati gravi, si può compiere con loro un percorso a lungo termine. L’obiettivo infatti è (ri)educativo: la criminalità di questi giovani, spiega Boschiero, è spesso legata alle carenze del sistema di integrazione, all’essere privi di documenti, in situazioni di povertà economica e culturale che li espongono allo sfruttamento.

In carcere si cerca di costruire il loro (re)inserimento nella società, dando loro gli strumenti perché a loro volta possano “creare valore”.

Il progetto «Tutta un’altra storia» contribuisce a mettere in comunicazione il carcere e la città e, unico in Italia, ha portato la realtà del carcere nel festival, e viceversa. Si è da poco conclusa la terza edizione, sostenuta dall’ambasciata dei Paesi Bassi dopo l’esperienza di alcuni registi olandesi con i ragazzi. Questo ha permesso di entrare nel programma di scambio «Futuro presente» e collaborare con l’organizzazione olandese «Young Perspectives» (Yope) che si occupa di progetti educativi con ragazze e ragazzi in situazioni di marginalità (carceri, comunità). Grazie ai loro formatori internazionali è stato possibile ampliare il gruppo da una decina a una ventina di partecipanti..

Il progetto si articola in varie tappe: «Dopo una fase di progettazione partecipata con i ragazzi e il personale del carcere, da marzo a giugno si svolgono attività di educazione all’immagine, storytelling, la visione di tre documentari, e un laboratorio con una mediatrice penale, di espressione delle emozioni personali e costruzione del gruppo. Cerchiamo di includere ragazzi che hanno già partecipato alle edizioni passate, e di farli conoscere tra loro: questo porta a riconoscere il valore di sé e degli altri, rafforzare la percezione di essere “altro” dal reato che hanno commesso.

Si svolge poi un laboratorio artistico, quest’anno condotto dagli operatori olandesi (che utilizzano come tecnica preparatoria la boxe, coinvolgendo così anche i ragazzi che più faticano a esprimersi e integrarsi nel gruppo), in cui i ragazzi hanno realizzato il video musicale di una canzone composta da loro, e offerta al pubblico nel carcere: i registi del Festival, gli altri ragazzi e gli operatori. Per realizzarlo, nell’ottica dell’educazione peer-to-peer, i ragazzi dell’istituto “Aldini Valeriani” di Bologna li hanno guidati in un laboratorio di “slam poetry”». Quest’ultima è la performance di una poesia, di vari generi, di fronte a un pubblico, in genere all’interno di una competizione. 

Un’esibizione di questo genere, insieme alla proiezione del video musicale, si terrà il 6 ottobre in una serata dedicata ai progetti di impatto sociale che usano l’arte come strumento educativo per i giovani, all’interno del Terra di tutti Film Festival, dedicato ai diritti umani, al Das (Dispositivo arti sperimentali) di Bologna. In questa occasione anche i ragazzi dell’«Aldini Valeriani» racconteranno che cosa ha significato per loro questa esperienza, «anche a livello di abbattimento dei muri e dei pregiudizi. Hanno imparato che tra loro e i ragazzi del carcere la linea di separazione era molto sottile, e che di fatto non c’erano differenze».

Per i ragazzi del carcere l’esibizione artistica è molto importante, spiega Boschiero: li pone davanti al pubblico (del carcere e, per alcuni, anche quello del Festival, durante la premiazione) con la loro arte, non con il reato commesso, e nell’ottica della giustizia riparativa, («Tutta un’altra storia» fa parte del network di giustizia ripartiva «Next Generation», insieme ad altri progetti nelle carceri minorili dell’Emilia Romagna e delle Marche) «il messaggio è che tutta la comunità è responsabile di questi ragazzi, e che per riparare il danno arrecato alla comunità, tutti sono coinvolti e devono agire».

Una visione del carcere e dell’educazione dei giovani “problematici” assai lontana da quella repressiva che si respira in alcuni recenti provvedimenti e discorsi politici. Ma c’è di più, spiega Boschiero: «Da sempre il nostro intento e la nostra capacità è essere “costruttori di comunità”, ascoltando le esigenze del territorio. Il cambio sociale vissuto con il Covid ci ha convinti dell’urgenza di intervenire come operatori culturali, di occuparci di più degli adolescenti. In particolare, su impulso del direttore generale Massimo Mezzetti, che ha fortemente voluto la nascita di un dipartimento educativo nel Biografilm Festival, intendiamo fare sentire ai ragazzi di essere protagonisti del cambiamento di cui la società necessita, dando voce ai loro bisogni e al loro punto di vista. Con “Biografilm campus”, coinvolgendo studenti delle scuole, dell’università e oltre, facciamo incontrare gruppi che non si incontrerebbero mai, utilizzando il cinema come strumento per farli riflettere sulle proprie emozioni, sulla realtà contemporanea». Vari i progetti: «Bring the change», che fa incontrare gli studenti delle superiori di Bologna con ragazzi migranti o con disabilità mentale; i progetti del bando «Cinema e Scuola» del Ministero dell’Istruzione, due territoriali e uno nazionale, in cui il cinema è strumento di empowerment.

Il Festival coinvolge, spiega Boschiero, anche le entità del territorio che condividono gli stessi valori e «la chiesa metodista e la Diaconia valdese sono una di queste: noi seguiamo con interesse le attività della Chiesa valdese, e viceversa. Ogni anno, proponiamo alle varie realtà i film in programma (80-100 in totale) più in linea con le loro mission, e chiediamo loro di venire a presentarli al pubblico, ma anche di presentare se stesse. Spesso tra i nostri partner si creano nuove collaborazioni, e ne siamo molto orgogliosi».

Nel 2024 il Biografilm Festival festeggerà 20 anni. Tra i suoi obiettivi, coinvolgere maggiormente gli studenti delle scuole di periferia, riportandoli verso il centro città, mettendoli in dialogo con gli altri quartieri e rendendoli nuovi fruitori di eventi culturali: uno sguardo importante sulle periferie, pensando ai casi di cronaca delle ultime settimane, anche se Bologna è indubbiamente un contesto più favorevole di altri.
Lo stesso approccio si ritrova nel progetto nazionale «Nuovo cinema coraggioso», che ha coinvolto diverse scuole dal sud Italia, portandole in delegazione a Bologna per il Festival: «Abbiamo visto il loro grande desiderio di uscire dal proprio ambiente, incontrare altri ragazzi, e riportare nelle loro scuole gli stimoli ricevuti. Noi mostriamo loro come creare eventi, in modo che siano in grado di riempire dei vuoti nei loro territori».