«Troppi atti di odio in Terra Santa»
21 leader di chiese e agenzie statunitensi hanno scritto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden portando alla sua attenzione le urgenti preoccupazioni sul trattamento dei cristiani palestinesi
In vista del suo incontro con il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, avvenuto il 20 settembre, quando entrambi erano presenti all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, 21 leader di chiese e agenzie statunitensi hanno scritto al presidente degli Stati Uniti Joe Biden portando alla sua attenzione le urgenti preoccupazioni sul trattamento dei cristiani palestinesi. Tra i firmatari, la presidente/segretaria generale della Ncc, il Consiglio di chiese cristiane degli Stati Uniti, la vescova Vashti Murphy McKenzie, la pastora Teresa Hord Owens, presidente della Chiesa cristiana (Discepoli di Cristo), e la pastora Karen Georgia Thompson, presidente della Chiesa unita di Cristo (Ucc).
La lettera recita, in parte: «I cristiani palestinesi rappresentano oggi la presenza cristiana in Terra Santa che risale a duemila anni fa. Essi sono una parte essenziale del ricco arazzo della vita religiosa, culturale e politica di Gerusalemme e della Terra Santa. Riteniamo che la vitalità e la prosperità di questa comunità siano un elemento centrale negli sforzi per realizzare il vostro appello alla sicurezza, alla libertà e alla prosperità, in egual misura, per tutti i popoli della terra.
La Terra Santa, un luogo di immenso significato spirituale per i cristiani di tutto il mondo, sta assistendo a un’allarmante impennata di attacchi mirati contro la popolazione cristiana locale, in particolare contro il clero cristiano, ma anche contro chiese, cimiteri e altri luoghi sacri. Questi atti di odio, che sono aumentati di frequenza nel corso degli anni, non solo infliggono danni a individui e comunità innocenti, ma hanno anche gravi implicazioni per le relazioni internazionali di Israele e danneggiano la sua credibilità quando pretende di essere un luogo di tolleranza religiosa. Le chiediamo urgentemente di usare l’influenza del suo buon ufficio per chiedere un’azione rapida e decisiva da parte di Israele per ritenere gli autori di questi attacchi responsabili dei loro crimini, in modo da porre fine a questa preoccupante realt໫.
«Inoltre – si legge ancora- rimaniamo profondamente preoccupati per l’immediata minaccia legale che incombe sul Monte degli Ulivi, che potrebbe sottrarre il controllo dell’area a diverse denominazioni cristiane, tra cui il Patriarcato greco-ortodosso, il Patriarcato armeno, la Custodia francescana cattolica di Terra Santa e la Chiesa ortodossa russa. Il sito ha un immenso significato spirituale per i cristiani di tutto il mondo, in quanto è il luogo in cui Gesù Cristo trascorse i suoi ultimi giorni e ascese al cielo».
Biden ha parlato al premier israeliano di compromessi da mettere in campo se davvero si desidera una pacificazione dell’intero scacchiere medio orientale. Addirittura ha parlato della soluzione a due Stati, dopo che le varie amministrazioni statunitensi hanno di fatto bloccato ogni tentativo di andare verso una soluzione che oggi, alla luce degli enormi ampiamente forzosi dei territori da parte di Israele, appare come un miraggio.