Spinelli, l’Europa e le sfide globali
Intervista alla Segretaria Nazionale del Movimento Federalista Europeo Luisa Trumellini intervenuta il 31 agosto a Torre Pellice in occasione della visita del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella
Quanta strada dobbiamo ancora percorrere per realizzare il progetto di Altiero Spinelli e dei federalisti europei?
«Stiamo attraversando uno scenario internazionale drammatico e di grande incertezza. In questo contesto, l’Unione europea è chiamata a sfide nuove, che rendono centrali le scelte politico-istituzionali che farà in questi prossimi due-tre anni. Federalismo e confederalismo sono le due alternative sul campo, e questa volta sarà una partita decisiva per le sorti del nostro continente e del mondo.
Noi oggi siamo alla vigilia di un passaggio determinante per l’Unione europea; un passaggio che è promosso dall’attuale Parlamento europeo e che, a quasi 40 anni dalla battaglia per il Progetto di Trattato promosso da Spinelli nel 1984, lo porta, in continuità con la Conferenza sul futuro dell’Europa – che è stato un grande esercizio di democrazia partecipativa sovranazionale -, a farsi promotore di un nuovo tentativo costituente. Ora tutti noi che abbiamo a cuore la democrazia e che siamo impegnati, nei nostri diversi ambiti, nel tentativo di promuovere una società più giusta, dovremo cercare di portare questo dibattito al centro del confronto delle prossime elezioni europee, mettendo in campo anche un nostro impegno che sappia contribuire a questo obiettivo, e cercando di esercitare pressione sui partiti e le forze sociali anche a livello locale».
Quali sono le riforme necessarie per poter affrontare le sfide del futuro, in particolare per difendere la sicurezza e la salute dei cittadini della UE?
«Il nostro futuro, sul piano della sicurezza materiale ed economica e su quello valoriale della salvaguardia della democrazia e dello Stato di diritto, dipende infatti dalla capacità che avremo di rafforzare l’Unione europea. Questa è il quadro all’interno del quale noi possiamo aspirare ad un futuro positivo, in particolare per le nuove generazioni, e che dobbiamo consolidare e approfondire. L’UE, infatti, così come si è andata configurando nel corso dei decenni a seguito del fallimento del tentativo di istituire già a metà degli anni Cinquanta del secolo scorso una Comunità politica federale (fallimento legato alla bocciatura della Comunità europea di difesa da parte dell’Assemblea francese) si è fondata sulla creazione di un mercato unico, efficacissimo, proprio perché ha comportato una integrazione avanzatissima sul piano dei sistemi commerciali e quindi economici, ma che ha anche significato il lasciare la dimensione politica esclusivamente agli Stati, in una continua tensione dialettica tra necessità di forme di integrazione anche politica e resistenza delle sovranità nazionali a condividere potere. Oggi questo modello non è più sufficiente, e la necessità di un salto di vera e propria unificazione sul piano politico, passando da un sistema ancora in larga parte confederale ad uno federale, è diventato cruciale, proprio perché nel nuovo equilibrio globale torna centrale la funzione pubblica e il ruolo dello Stato. I deboli Stati europei sono inadeguati e impotenti sotto questo profilo, e serve un vero governo politico dell’Unione europea, con un trasferimento di competenze e poteri adeguati.
Questo spiega l’importanza del tentativo che il Parlamento europeo ha in corso di promuovere l’apertura di una Convenzione che affronti la questione del futuro dell’Unione europea e della revisione profonda dei Trattati; e spiega anche l’importanza del fatto che tutti i sinceri democratici capiscano la posta in gioco e si attivino a sostegno di questo tentativo, che non è confinato alla “bolla di Bruxelles”, ma al contrario pone le premesse per una concreta possibilità di governare al meglio i passaggi politici, economici e sociali che abbiamo di fronte e da cui dipende il benessere e al sicurezza dei cittadini».
Quale sarà il ruolo dell’ UE di fronte alle sfide globali, della pace, della giustizia internazionale e della protezione dell’ambiente?
«Una delle spinte forti che sorreggono la possibilità del passaggio ad un’Europa federale è legata al numero crescente di obiettivi cruciali comuni, che devono essere raggiunti da tutti gli Stati europei per garantirsi un futuro, e che devono esserlo simultaneamente da tutti, per poter funzionare (come è il caso della transizione ecologica nel quadro della lotta al cambiamento climatico). Questo determina la necessità di trovare gli strumenti per finanziare direttamente a livello europeo le politiche di cui abbiamo bisogno, affinché possano essere efficaci e al tempo stesso giuste – creando quindi strumenti adeguati di compensazione e welfare per sostenere una transizione equa. Tutto ciò, a sua volta, implica anche una diversa forma di rappresentanza e di struttura decisionale centrale. Il paragone con la capacità economica e politica, legata alla forza dello Stato negli USA, mostra la via: spesa federale, modifiche normative e incentivi fiscali si allineano per perseguire gli obiettivi strategici degli Stati Uniti. L’Inflation Reduction Act, ad esempio, accelererà contemporaneamente la spesa verde, attirerà gli investimenti esteri e ristrutturerà le catene di approvvigionamento a favore dell’America. In Europa, invece, manca una strategia equivalente per integrare la spesa a livello europeo, le norme sugli aiuti di Stato e i piani fiscali nazionali. Il problema risiede nel sistema istituzionale, ossia nel fatto che non esiste il potere di elaborare una simile strategia.
I Paesi europei, se davvero vogliono raggiungere gli obiettivi che reputano indispensabili, hanno pertanto come unica alternativa quella di cogliere l’opportunità di ridefinire l’UE, il suo quadro fiscale e – con l’ulteriore allargamento – il suo processo decisionale, per renderli commisurati alle sfide che dobbiamo affrontare».
Quale ruolo dei cittadini e delle forze politiche in vista dell’elezioni del 2024?
«In un momento in cui il Parlamento europeo sta conducendo una battaglia coraggiosa per portare avanti una riforma federale dell’Unione europea, in linea con le conclusioni della Conferenza sul futuro dell’Europa, e sta mancando di supporto da parte delle forze politiche e di coinvolgimento delle opinioni pubbliche, anche a livello di classe dirigente dei diversi Paesi, dobbiamo tutti sentirci impegnati a sferzare i governi e le classi politiche a prendere posizione e a battersi per adeguare le istituzioni dell’UE alle sfide del nuovo quadro mondiale, per poter agire politicamente.
È questo anche il monito che è venuto dall’intervento a Torre Pellice del Presidente Mattarella, che non si stanca mai di ricordarci come il nostro destino sia legato a quello dell’Europa e come riformare la casa comune per rafforzarla debba essere la priorità assoluta della politica».