Ripartono le scuole, ma non per tutta l’infanzia

244 milioni di bambine e bambini nel mondo non avranno accesso all’istruzione

Nell’istruzione, le disuguaglianze persistono. E questo accade anche all’interno dei Paesi ad alto e medio reddito, spiega la ONG cristiana World Vision. Con l’avvicinarsi dell’inizio dell’anno scolastico, si stima che 244 milioni di bambine bambini nel mondo non andranno a scuola, 98 milioni nella sola Africa sub-sahariana.

Cifre che spiegano perché quasi 1,4 miliardi di bambini e adulti oggi non padroneggiano le basi della lettura, della scrittura e del calcolo mentale. Senza aspettare la Giornata mondiale dell’alfabetizzazione, che si celebrerà l’8 settembre, l’associazione internazionale di solidarietà chiede di rafforzare l’educazione dei bambini. Per raggiungere questo obiettivo si batte, in particolare, per il sostegno alle famiglie che vivono in una situazione di grande precarietà.

Quando è complicato mangiare, quando la sicurezza non è garantita, quando si vive in un Paese in preda a uno shock economico o sanitario, nel mezzo di crisi geopolitiche e climatiche, l’educazione dei figli raramente è la priorità. E poi mancano insegnanti formati, nonché supporti didattici adeguati. Molte scuole sono fatiscenti o addirittura prive di servizi igienici. Un ultimo punto che penalizza particolarmente le ragazze.

World Vision insiste sul fatto che le ragazze, i bambini con disabilità e i bambini sfollati sono quelli maggiormente a rischio di abbandono scolastico o di non poter accedere all’istruzione. Un sondaggio della ONG rivela che per il terzo anno consecutivo la situazione dei giovani rifugiati e sfollati sta peggiorando. «I bisogni dei bambini in paesi come la Siria, il Niger, la Repubblica Democratica del Congo (Rdc) e l’Afghanistan sono ora maggiori di quanto lo siano stati negli ultimi anni, ma non ci sono fondi sufficienti per rispondere a tali emergenze e i bambini vengono dimenticati”, precisa lo studio.

Nei campi profughi «milioni di bambine e bambini (…) sono costretti a sposarsi o a lavorare per sopravvivere. Loro hanno fame. Non vanno a scuola. Non hanno infanzia», avverte Amanda Rives, direttrice senior della gestione dei emergenze presso World Vision International.