Il ricordo di Fiorenzo Michelin; alpinista e apritore instancabile di nuovi itinerari
La scomparsa dell’alpinista e scalatore che ha segnato l’arrampicata nel Pinerolese
Fiorenzo Michelin. Un nome che all’interno della “comunità” degli arrampicatori era conosciuto e apprezzato. Michelin se ne è andato nel pomeriggio di ieri, giovedì 31 agosto, nella zona di Rocca Sbarua, storico e importante sito d’arrampicata sulle montagne attorno a Pinerolo (To); le cause non sono ancora note.
Sulle rocce della Sbarua sono passati praticamente tutti grandi i nomi dell’arrampicata e dell’alpinismo italiano: e anche Fiorenzo ha lasciato una firma qui. Già perché da decine di anni impegnava il suo tempo libero nell’individuare, pulire, attrezzare, segnare e tenere in perfetto ordine degli itinerari di arrampicata. Un “lavoro” dispendioso, sia a livello economico (gli ancoraggi sono fissi, Fiorenzo ne ha infissi migliaia, in parte creandoli artigianalmente, in parte acquistandoli) sia a livello di tempo: per alcune “vie” sono state molte le giornate passate appese a una corda con zappe e zappette per strappare eleganti fessure a terra ed erba, o bellissime placche scovate sotto uno strato di muschio e licheni.
Poi con il trapano a forare la roccia per piazzare gli ancoraggi (a volte un po’ distanti, ma sempre “nel posto giusto” come tutti hanno sempre sostenuto); e poi altre ore a scrivere le relazioni, dettagliate e complete (vale la pena fare un giro sul suo sito anche se non si è scalatori) e a tracciare gli avvicinamenti alle pareti che non sempre sono a bordo strada… anzi!
Ma l’attività di Fiorenzo non si limitava a questo: oltre a creare gli itinerari amava anche la montagna in tutte le sue accezioni: ottimo alpinista e sciatore, ha ripetuto moltissime vie classiche su tutto l’arco alpino. E poi c’erano le “sue” guide: “Roccia d’autore” è una sorta di piccola bibbia per chi vuole scalare nelle valli del Pinerolese percorrendo le sue vie (lo era ancora di più prima dell’avvento di Internet). Ne ha pubblicate diverse nel corso degli anni, aggiornandole di volta in volta con le nuove aperture.
Questo suo instancabile lavoro di attrezzatura ha in alcuni casi avuto anche altri risvolti: pensiamo alla zona di Roure, al vallone del Bourcet, in val Chisone. Sono decine gli itinerari chiodati in questa zona che hanno fatto conoscere un territorio ai più sconosciuto, offrendo anche nuovi margini di sviluppo economico per le strutture ricettive locali.
Nato nel 1948 a Villar Pellice, viveva sulla collina di Bricherasio con la moglie Eva Depetris e non ha mai amato le luci della ribalta, preferendo adoperarsi attivamente. Una delle sue ultime fatiche è in val d’Angrogna: Lo sperone di Barfè aperto con Gianni Bellion, uno degli storici compagni di arrampicate. In pochi avrebbero pensato di infilarsi su questo sperone roccioso fra i boschi. L’intuizione di Fiorenzo ha invece individuato una linea elegante che appena chiodata è stata subito apprezzata da moltissimi arrampicatori che sono andati a ripeterla.
Il suo “marchio di fabbrica” era il colore blu: quello in uso in Fiat alcuni decenni fa, dove lavorava, per alcuni modelli: il “Blu Michelin” oggi è sinonimo di vie logiche e attrezzate. Blu sono spesso gli ancoraggi, blu le frecce e le tacche sulle rocce per arrivare alla base della via o lungo essa per orientarsi. Quindi, se vi capiterà, anche a chi non scala, camminando in montagna o in un bosco, di intravedere questi piccoli e discreti segni blu acceso, sappiate che li attorno c’è una via d’arrampicata firmata Michelin, che si è sempre speso per valorizzare le “sue” montagne.