Marcia su Washington: «Dobbiamo resettare la bussola morale delle nazioni»
Una continuazione, non una commemorazione: in occasione del 60° anniversario della Marcia su Washington al Lincoln Memorial di Washington D.C., leader religiosi e civili hanno parlato davanti a migliaia di manifestanti che si sono presentati nonostante il caldo intenso.
Erano in piedi con cartelli, bandiere, bambini con i loro genitori e anziani, molti dei quali ricordavano il giorno dell’agosto 1963 quando il pastore battista <strong>Martin Luther King Jr</strong> e il suo discorso <em>”I have a dream”</em> divennero icone nella spinta per la giustizia e la pace. . Alcuni portavano foto scattate 60 anni fa.
Allora come oggi, il popolo ha riaffermato che la sua lotta per la giustizia e la pace non è finita.
La presidente del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec) per il Nord America, la pastora Angelique Walker-Smith, ha portato personalmente i saluti del Cec alla folla e ha riflettuto sul potere della fede, della resilienza e della determinazione.
«Sì, abbiamo marciato a livello nazionale e globale e stiamo ancora marciando! Ricordiamoci che dobbiamo sempre andare avanti, perché fare diversamente significa arrendersi alla morte, cosa che non potremo mai fare!»
Walker-Smith ha poi aggiunto: «Dobbiamo essere chiari: siamo un popolo globale e bello che cerca l’incarnazione della giustizia riparatrice e delle libertà donate da Dio, e cerchiamo di trovare nuovi modi per amarci l’un l’altro avendo imparato dal nostro passato e andando avanti nella fede, per la fede e per la grazia».
La vescova Vashti Murphy McKenzie, presidente e segretaria generale del Consiglio nazionale delle Chiese cristiane negli Stati Uniti, ha chiesto ai presenti: «Quando diremo basta? È folle ma ancora non è sicuro essere neri e marroni ovunque, in qualsiasi momento, in America. Questa è una guerra totale contro di noi».
Lo stesso giorno della marcia su Washington, un uomo armato ha ucciso tre persone di origine africana a Jacksonville, in Florida, in un negozio locale, un attacco basato sull’odio originariamente destinato alla Edward Waters University, un campus legato alla Chiesa episcopale metodista africana, una storica chiesa nera e una chiesa membro del Consiglio ecumenico.
«È una lotta quotidiana per le persone mantenere la propria personalità», ha osservato ancora McKenzie. «Le persone sentono di avere il diritto di revocare i nostri diritti – diritti fondamentali – e tutti si prendono gioco della democrazia. “Questa è l’ora di continuare a credere che la giustizia sia ancora possibile anche quando la democrazia è sotto attacco».
«Questo è il momento» ha esortato infine McKenzie. «Dobbiamo avere la volontà di guidare e non solo di reagire. Dobbiamo reimpostare la bussola morale delle nostre nazioni. Ora è il momento. Adesso è l’ora. Il futuro è nelle vostre mani».
Il vescovo Charley Hames Jr, presidente della Chiesa episcopale metodista cristiana, ha riflettuto su come la marcia su Washington del 1963 non è stata davvero un momento singolare ma un catalizzatore di cambiamento che si è riverberato attraverso le generazioni.
«Mentre siamo qui oggi, riconosciamo che la lotta per l’uguaglianza, la giustizia e i diritti civili non è finita», ha affermato Hames. «Dobbiamo portare avanti la fiaccola che hanno acceso e continuare la loro missione per creare una società veramente inclusiva ed equa».
La marcia su Washington di 60 anni fa fu una potente dichiarazione contro l’ingiustizia razziale, ha riconosciuto Hames. «Hanno dimostrato il potere dell’azione collettiva e la forza dell’unità. La marcia su Washington ci ricorda che dobbiamo affrontare tutte le forme di oppressione e discriminazione sistemica».
Oggi siamo ancora testimoni di ingiustizie che richiedono la nostra attenzione e la nostra azione, ha aggiunto Hames. «Dobbiamo sfidare i pregiudizi e le discriminazioni laddove li incontriamo. Dobbiamo amplificare le voci delle comunità emarginate».
Il 4 luglio 1968, il dottor Martin Luther King Jr sarebbe dovuto entrare nella cattedrale di Uppsala in Svezia per predicare al servizio di apertura della quarta assemblea del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).
Ma King fu assassinato il 4 aprile dello stesso anno. Nel 75° anniversario del Consiglio ecumenico, l’organismo che raggruppa oltre 350 chiese nel mondo vuole ricordare in particolare «questi momenti ecumenici di profondo lamento che ancora oggi caratterizzano il nostro impegno ecumenico per la giustizia e la pace».
In una lettera indirizzata a tutti i presenti, il segretario generale del Cec, il pastore Jerry Pillay ha scritto: «Oggi vediamo lontano perché siamo sulle spalle dei giganti del 1963. La marcia deve continuare. Vi esorto, sorelle e fratelli, a fare in modo di non essere noi l’ultima ondata. Le richieste di giustizia devono essere portate in ogni angolo della terra!».