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Cresce l’insicurezza per i cristiani del Pakistan

Recentemente una copia del libro sacro dell’Islam è stata data alle fiamme da un immigrato cristiano iracheno fuori da una moschea di Stoccolma durante la principale festa musulmana di Eid al-Adha, suscitando una condanna globale.

A livello globale, purtroppo, tale gesto violento si ripercuote contro i cristiani. In Pakistan, ad esempio, il primo ministro Shehbaz Sharif ha lanciato venerdì scorso un appello chiedendo alla popolazione di protestare contro la Svezia per il rogo del Corano. I sostenitori del principale partito islamico radicale pakistano Jamaat-e-Islami Pakistan sono scesi in strada in tutte le principali città del Paese, tra cui Lahore, Karachi, Peshawar e Quetta.

Il Center for Legal Aid, Assistance and Settlement (Claas), che fornisce assistenza legale e pratica ai cristiani perseguitati in Pakistan, ha affermato che la protesta è stata “deplorevole” e che la comunità cristiana sta ora affrontando crescenti minacce alle loro chiese e comunità, nonostante la forte condanna contro il rogo del Corano.

Claas riferisce che il gruppo estremista Lashkar-e-Jhangvi (LeJ) ha dichiarato di meditare una violenta punizione contro i cristiani pakistani, inclusi attacchi alle chiese e attentati suicidi. Il portavoce Naseer Raisani avrebbe annunciato in modo agghiacciante che “nessuna chiesa o cristiano rimarrà al sicuro in Pakistan”.

Nasir Saeed, direttore di Class-UK, ha affermato che oramai i cristiani del Pakistan “vivono nella paura”, e ha esortato il governo pakistano a proteggere la minoranza cristiana del Paese. Ha chiesto inoltre che la comunità internazionale chieda con urgenza ai leader del Pakistan che sia garantita la sicurezza dei cristiani. «È fondamentale che il governo pakistano prenda misure immediate per garantire la sicurezza e la protezione della comunità cristiana, delle loro case e dei luoghi di culto», ha affermato.

Saeed ha affermato inoltre che l’opinione comune secondo cui i cristiani pakistani siano legati all’Occidente, li rende vulnerabili ogni volta che tali incidenti si verificano nei paesi occidentali.
Facendo appello alla Chiesa globale affinché preghi per i cristiani pakistani, Saeed ha dichiarato: «È un peccato che 75 anni dopo la formazione del Pakistan, un Paese fondato con il sostegno dei cristiani, essi siano ancora considerati degli outsider e siano privati di pari diritti di cittadinanza».