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Anna Politkovskaya. Una brutta storia e senza fine

Il 7 ottobre 2006 veniva assassinata a Mosca la giornalista russa Anna Politkovskaya, nota per i suoi reportage sulla guerra in Cecenia. I mandanti non sono tuttora stati identificati.

I suoi reportage sugli orrori della guerra in Cecenia e le torture praticate dalle forze di sicurezza cecene fedeli al Cremlino hanno fatto il giro del mondo. 

Già nel settembre 2004 era stata oggetto di un tentativo di avvelenamento in volo verso Beslan, per seguire il sequestro e il massacro degli ostaggi della scuola n° 1.

A distanza di sedici anni «due notizie che giungono dalla Russia danno la misura di come la mannaia di Putin si stia abbattendo in maniera sempre più decisa sulla libera informazione. È stata definitivamente chiusa anche l’edizione periodica di Novaya Gazeta, voluta dal premio Nobel Dimitry Muratov e dalla sua redazione dopo la chiusura del quotidiano. Ed è stato condannato a 22 anni di colonia penale di massima sicurezza il cronista Ivan Safronov, accusato di alto tradimento in un processo a porte chiuse», scrive Anna Del Freo della Federazione europea dei giornalisti (Efj) su Articolo 21.org.

La decisione di chiudere definitivamente la storica testata che fu di Anna Politkovskaya revocandone la licenza, prosegue Del Freo, «arriva dopo che l’autorità che regolamenta i media russi, Roskomnadzor, ha accusato il giornale di non aver fornito i documenti relativi al cambio di proprietà nel 2006. 

Secondo i media, il tribunale deciderà se revocare anche la licenza per il sito web di Novaya Gazeta la prossima settimana. 

Muratov, parlando fuori dal tribunale, ha definito la sentenza “un colpo politico messo a segno, ma senza la minima base giuridica” e ha affermato che il giornale avrebbe presentato ricorso. La messa al bando della Novaya Gazeta arriva solo pochi giorni dopo la morte di Mikhail Gorbaciov, che aveva usato parte del suo premio Nobel per la pace per aiutare a creare ila testata nel 1993. 

La Novaya Gazeta, nella sua storica edizione quotidiana, aveva dovuto sospendere le sue pubblicazioni e la sua attività in Russia a marzo dopo aver ricevuto un secondo ultimatum dal regolatore dei media sulla copertura della guerra in Ucraina. Da allora il giornale ha creato un nuovo punto vendita online in Europa, mentre in Russia è stato bloccato».