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Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati

Ancora violenze nel mondo. Tante. 

Le guerre non solo proseguono, s’intensificano. L’atavico conflitto che devasta Israele e i Territori palestinesi, ad esempio, è oggi dimenticato ma più acceso che mai. 

Un libro ricorda che il mondo è segnato dalle guerre e dalle violenze e ne ripercorre i conflitti, analizza le mutazioni morfologiche e quelle geografiche dei territori e degli ambienti; entra nelle città devastate dalle bombe o lacerate da una programmata urbanizzazione. Analizza le costruzioni e le infrastrutture, sorte talvolta per dividere le popolazioni. Fotografa i muri di separazione presenti nel mondo.  

Il volume (pubblicato da Il Saggiatore) è quello di Eric Salerno, esperto di Medio Oriente, giornalista, inviato speciale, attento osservatore di questioni africane, corrispondente del Messaggero da Gerusalemme per quasi trent’anni (da non dimenticare, Salerno è colui che nel 1961 fece conoscere i Peanuts di Charles M. Schulz all’Italia intera, proponendoli al quotidiano Paese Sera).

Il libro in questione s’intitola, Orizzonti perduti, orizzonti ritrovati.

Il volume parte da «una pista nel deserto, da una traccia effimera ma affidabile percorsa nei millenni da viaggiatori berberi, tuareg, occidentali. Una carretera accidentata che dai templi maya porta a un’Acapulco dalle spiagge affollatissime. Un sentiero di giovani pellegrini alla ricerca di se stessi, che si snoda fra le montagne dell’Afghanistan e Katmandu attraverso il mitico passo Khyber. Rotte – si legge sul sito della Casa editrice – che oggi non si possono più percorrere: il Sahel e il Sahara sono costellati di avamposti militari impegnati in una vana lotta ai trafficanti di esseri umani; le carreteras del Centroamerica sono autostrade contese dai narcos, scollinare il Khyber vuol dire consegnarsi ai sequestratori. Questi orizzonti sono perduti.

Eppure ci sono anche orizzonti ritrovati. Il Sud asiatico non puzza più di napalm. Sul delta del Mekong le canoe dei turisti procedono incolonnate. Le immagini del tempio di Angkor sono punteggiate dai colori delle magliette dei visitatori – ma attenzione a non uscire dai percorsi segnalati: il rischio di saltare in aria per le mine antiuomo disseminate da vent’anni di guerre americane non è una leggenda. Le sponde orientali del Mar Rosso, inaccessibili fino a non molto tempo fa, sono una lunga striscia di stabilimenti balneari», forse l’esempio «più sorprendente del turismo mordi e fuggi, volutamente ignaro delle violenze che si compiono a pochi chilometri di distanza».

Salerno, nel suo Orizzonti perdutiorizzonti ritrovati, consegna al lettore alcune importanti riflessioni maturate in occasione dei suoi tanti viaggi. 

«Cacciato» con i genitori «dal Bronx maccartista» e approdato alle colonne romane di Paese Sera, Salerno ha scelto il giornalismo per osservare con i propri occhi quello che succedeva nel mondo.

«Dall’amato Sahara solcato a bordo di una scalcagnata Fiat Campagnola alle isole Bikini, pattumiera delle scorie dei test nucleari, dalla Palestina dell’intifada alla Cina convertita al capitalismo, Salerno ha incominciato presto a girare il mondo e l’ha visto trasformarsi. E oggi non nega la propria preoccupazione: lo stiamo distruggendo, con le nostre guerre, la nostra avidità, la nostra incuria».

L’augurio al mondo lo affida a un cartello piantato alle pendici dell’Uluru, la montagna sacra degli aborigeni australiani, «Questo è un posto speciale. Siate consapevoli. Camminate tranquillamente. Calpestate con leggerezza».

In questo diario di viaggio e di vita Salerno racconta tutti i luoghi che la follia umana ha reso inaccessibili; e tutti quelli di cui invece ci siamo riappropriati.