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Orizzonte scuola. Lettera di una professoressa

«Il caos delle supplenze 2020 prosegue: se in alcuni territori non si registrano particolari problemi, in altri, invece, la situazione è a dir poco preoccupante», i problemi principali che attanagliano diverse province italiane sono le cattedre ancora vuote e le irregolarità dei punteggi delle ultime Graduatorie provinciali supplenze (Gps). La situazione più preoccupante «è nella provincia di Milano, dove le graduatorie  – afferma il Coordinamento nazionale precari scuola – sono state pubblicate con ampio ritardo» e «piene di errori». Molti docenti con pluriennale servizio, prosegue Il Coordinamento, «si sono visti scavalcare in graduatoria da assegnisti universitari senza alcun giorno di servizio o da colleghi inseriti in prima fascia senza abilitazione».

Mentre nella rete impazzano i commenti e si denunciano le difficoltà, le televisioni italiane e i quotidiani nazionali ravvisano una situazione quasi «sotto controllo». 

La ministra Lucia Azzolina lo scorso 8 settembre infatti dichiarava al quotidiano Il Messagero di Roma: «Abbiamo varato le graduatorie in tempo utile, evitando l’effetto domino in base al quale il rallentamento di una singola istituzione scolastica comportava il blocco dell’intera produzione su intere province. I titoli presentati, una volta convalidati dalle singole istituzioni scolastiche, entreranno in anagrafe docente, consentendo il loro utilizzo per la successiva presentazione di istanze senza la necessità di ulteriori adempimenti da parte dei docenti. Nei giorni scorsi sono state segnalate alcune incongruenze nei punteggi dichiarati dai candidati. Sono emersi in numero estremamente ridotto errori e omissioni nella compilazione delle domande da parte dei candidati, correzioni materiali da effettuare».

Dunque, tutti in classe il 14 settembre come giustamente annunciava la ministra Azzolina, ma senza i professori.

Molti insegnanti, infatti, non hanno ancora ricevuto l’assegnazione e molte scuole sono ancora in attesa di coprire le cattedre. Molte assegnazioni, poi, si stanno svolgendo online (non in presenza) con tutti i rischi possibili che una connessione internet può comportare. 

Un «esercito» di professori che è riuscito a tenere in piedi la scuola in tempi difficili, in occasione del lockdown ad esempio, e con le proprie forze, mettendo in campo competenze nuove, utilizzando strumenti propri: connessioni ad internet, pc, stampanti, carta, registratori audio, e che ora, dopo la fatica di quei mesi, avendo lavorato alacremente per non lasciare indietro e solo nessuno, sia studenti sia genitori, sono ancora (in molti) senza cattedra e con un orizzonte già condizionato dagli imminenti concorsi indetti dal ministero ad ottobre. 

Una lettera inviata al sito Orizzontescuola.it e pubblicata lo scorso 25 settembre colpisce per la sua sconsolata franchezza. Ne riportiamo un estratto e rimandiamo al sito per la lettura completa. 

«Tra l’attesa di una cattedra, l’ansia di preparare una valigia e di salutare i miei affetti più cari per un anno scolastico che si caratterizza sicuramente come imprevedibile, leggo con preoccupazione le dichiarazioni del Ministro dell’Istruzione circa la convinzione di espletare le procedure concorsuali il prossimo (imminente) mese di ottobre – scrive Roberta Ciotta nella lettera inviata al oriozzontescuola.it  -. Ci sono dei concetti semplici e immediati da capire, eppure non trovano riscontro con quanto dichiarato sui giornali o alle tv governative. Davvero si può pensare di espletare le prove di un concorso scuola ADESSO? Un concorso che per altro non assicura oggettività di valutazione, selezione meritocratica, trasparenza nelle procedure di svolgimento (i bandi dicono tutto e dicono niente).

Un concorso che rischierebbe di escludere i cosiddetti “docenti fragili” o semplicemente i docenti che si troverebbero in quarantena. Le circa 300 scuole con almeno un caso di covid-19 la dicono già lunga. Senza considerare la fitta rete di spostamenti tra una regione e l’altra per i candidati che si trovano in una sede diversa da quella cui ambiscono.

Lo stato di emergenza ha al momento una scadenza al 15 ottobre e dubito che non sarà prolungato. Vero è che la scuola si trova in una situazione critica per tanti motivi e perché mancano docenti, ma questo concorso manderebbe i vincitori in cattedra soltanto il 1 settembre 2021.

Cosa risolverebbe farlo adesso? Mi sembra un inutile accanimento verso quei docenti che hanno lavorato il doppio, forse il triplo, durante la DAD (didattica a distanza, ndr), che si sono improvvisati esperti informatici, che sono entrati nelle case e soprattutto negli animi degli alunni, che non hanno avuto diritto alla disconnessione nemmeno la Domenica di Pasqua, per leggere un libro, magari, e regalare un’ora di normalità in questa straordinarietà. Semplicemente per ESSERCI, sempre.

Gli insegnanti hanno reinventato se stessi prima ancora che la loro programmazione, hanno ripensato il loro modo di fare didattica e sperimentato nuovi metodi di insegnamento/apprendimento. Per fare tutto questo sono rimasti incollati al computer qualcosa come 12-15 ore al giorno, ricorrendo a device propri e non sempre di ultima generazione, facendo i conti con problemi personali e familiari o semplicemente con la solitudine della propria casa. Già, perché c’è chi non è scappato, ma è rimasto ad una latitudine diversa da quella del proprio cuore.

I docenti, conclusi gli esami, non sono riusciti nemmeno a tirare un sospiro di sollievo che si sono trovati in piena estate a districarsi tra le compilazioni delle varie domande di iscrizione a GPS e concorsi, le cui procedure avevano un po’ le stesse abitudini delle scale di Hogwarts: alle procedure piaceva cambiare in corso d’opera. Quindi gente che si è ritrovata a compilare la domanda nei primi giorni, ha dovuto annullarla e ricompilarla all’ultimo momento (sempre se sia venuta a conoscenza di tali cambiamenti).

Il Ministro con le GPS aveva assicurato, sbandierandolo in mondovisione, un sereno inizio di anno scolastico alla presenza di tutti i docenti in classe.

L’epilogo, anzi no, perché non c’è ancora una fine, quindi, il triste svolgimento di queste procedure di assunzione, non è noto a tutti, perché le tv governative difficilmente si trovano a parlarne, anzi, trasmettono video rassicuranti in cui si minimizza il tutto parlando di ‘piccole criticità’.

Vediamo queste piccole criticità.

Quest’anno, nel momento storico forse più sbagliato, il MIUR ha deciso di digitalizzare in breve tempo il sistema delle graduatorie generando una sorta di torre di Babele. Infatti i punteggi calcolati automaticamente dal sistema sono risultati in buona parte errati, per eccesso o per difetto, eppure una nota ministeriale rende queste graduatorie definitive e non correggibili, se non in conciliazione stragiudiziale o tramite ricorso al TAR. Pertanto gente con punti in eccesso si trova erroneamente a stipulare un contratto prima di chi ne avrebbe realmente diritto e gente con punti in difetto rischia di non occupare la cattedra desiderata o di non occuparla proprio.

Non solo. Ci si aspettava comunque, nonostante questi illeciti, che il 14 settembre tutti gli insegnanti avrebbero accolto gli alunni in classe, rispettando il rigido protocollo di prevenzione. E invece no. Gli Uffici Scolastici Territoriali si sono posti il problema delle modalità di convocazione, se in presenza (da qui la necessità di reperire locali adeguati nel rispetto delle norme anti-covid) o online (da qui la necessità di ricorrere a un software adatto a tali operazioni). Bene. Difficoltà ad organizzarsi sia nell’uno che nell’altro senso. Gli UST, penso non abbiano ricevuto indicazioni ministeriali precise, visto il delirio generale. Per settimane gli insegnanti non hanno ricevuto notizie ufficiali, se non indicazioni ufficiose e ipotesi dai sindacati tramite Social Network (il nuovo mezzo di comunicazione ufficiale inaugurato dal Ministro, in tempo di lockdown, come se tutti fossero obbligati ad avere un profilo) che, (sempre come le scale di Hogwarts) cambiavano nel giro di 2-3 ore […]».

Continua