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Terra santa e lacerata

Un uomo armato ha aperto il fuoco fuori da una sinagoga di un insediamento di Gerusalemme est lo scorso 27 gennaio (Giorno della Memoria), uccidendo sette persone – tra queste una donna di 70 anni – e ferendone altre dieci, prima di essere colpito e ucciso dalla polizia», così si legge sul sito del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec).

«C’è orrore in ogni violenza, in questo caso la violenza è ancor più disarmante, poiché è avvenuta in un luogo di culto», ha detto il segretario generale del Cec, Jerry Pillay.

«Condanniamo inequivocabilmente questa violenza, come condanniamo ogni violenza tra popoli e comunità di questa Terra che ha visto così tanto spargimento di sangue, anche in nome della religione. La violenza, le punizioni collettive e gli attacchi danneggiano ogni possibile prospettiva di pace e giustizia», ha aggiunto Pillay.

«Sono profondamente preoccupato per l’aumento della violenza. Le tensioni e le tragedie a Gerusalemme – città Santa per ebrei, cristiani e musulmani -, ricordano quanto sia più che mai necessario – per tutte le parti – continuare a lavorare intensamente per una giusta pace in Israele e in terra di Palestina».

L’attacco alla sinagoga è avvenuto il giorno successivo al raid militare israeliano a Jenin (Cisgiordania) che ha ucciso nove persone, tra cui un’anziana signora.

«Condanniamo fermamente gli attacchi indiscriminati dell’esercito israeliano contro la popolazione civile a Jenin», ha affermato Pillay.

«Preghiamo per le loro famiglie – ha proseguito Pillay -, cerchiamo la misericordia, l’amore e la grazia di Dio affinché si possa, e con forza, proseguire il comune cammino verso una pace giusta in Terra Santa».

Secondo la polizia israeliana, un’altra sparatoria è avvenuta contro un insediamento nel quartiere di Silwan, (Gerusalemme Est) con due coloni israeliani feriti.

Nel solo gennaio 2023 più di 40 palestinesi sono già stati uccisi, tra loro 8 bambini.