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Speranza e dubbi per Casa Cares

Domenico Maselli ha ricordato su queste pagine (Riforma n. 31) mezzo secolo di storia di Casa Cares, l’opera nata per assistere ragazzi di famiglie disagiate, e divenuta col tempo, sotto la direzione del diacono Paul Krieg, ottimamente coadiuvato dalla moglie Antoinette Steiner, centro di incontri e di accoglienza, utilizzato dalle chiese toscane, dalla Fgei, dall’Unione dei predicatori e predicatrici locali, e da molte altre organizzazioni. L’attività delle origini ha avuto una continuazione ideale con l’accoglienza ai ragazzi e ragazze bielorussi. Per lo spirito di iniziativa di Paul Krieg si sviluppava da un lato la cura del terreno con criteri biologici, dall’altro una fitta rete di rapporti con il territorio, dal comune di Reggello alle scuole e alle associazioni.

Ma i problemi che pone la gestione non sono di piccola entità. Già l’anno scorso la Tavola valdese aveva espresso i suoi timori circa la sostenibilità dell’opera; si affacciava l’ipotesi di una chiusura con conseguente vendita. Il comitato di Casa Cares ha perciò costituito un gruppo di lavoro che ha lavorato alacremente e ha prodotto uno studio che analizza le condizioni attuali della proprietà e prospetta alcune soluzioni. La proprietà, in posizione stupenda nella val d’Arno, consta della villa, in cui si trovano le camere e le sale di riunione, di un edificio che ospita residenti e volontari, di una cappella e di vari altri edifici, oltre all’ampio terreno. Un intervento, che potrebbe aggirarsi sugli 800.000 euro, permetterebbe i lavori indispensabili, ma la struttura resterebbe praticamente quella di oggi, senza possibilità di rilancio. Per rendere funzionali gli edifici e ampliare la ricettività occorrerebbe un investimento ben superiore (il calcolo del gruppo di lavoro indica una cifra di 2.388.000 euro), che richiederebbe un uso considerevole dell’otto per mille e una vasta campagna di raccolta fondi in Italia e all’estero.

La conferenza del III distretto si è fatta interprete del sentimento di attaccamento a Casa Cares delle chiese toscane e non solo, e ha proposto che la responsabilità dell’opera passi alla Commissione sinodale per la diaconia (Csd).

Una decisione di questa rilevanza è di competenza del Sinodo, che ne ha conseguentemente discusso, anche se l’opera riferisce alla Conferenza del III distretto. Gli interventi erano per lo più favorevoli alla continuazione. Il moderatore Eugenio Bernardini ha invece ribadito le riserve della Tavola, secondo la quale, anche nel caso di una ristrutturazione globale e di un rilancio, il centro continuerebbe a lavorare in perdita. Come molti auspicavano, il Sinodo ha infine deciso il passaggio alla Csd a partire dal gennaio 2016. La Csd presenterà al prossimo Sinodo un progetto che preveda la gestione in pareggio.

Com’era giusto, la discussione si è conclusa con un grande ringraziamento a Paul e ad Antoinette, che, dopo oltre un trentennio, lasciano la direzione dell’opera per un meritato riposo (ma sarà riposo?).

Copertina: Incontro di operatori diaconali a Casa Cares nel 1986. (Foto I. Pons)