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Shoah, indennità per 25 mila ebrei d’Algeria

La notizia è stata comunicata lunedì 5 febbraio dalla Jewish Claims Conference, un’organizzazione tedesca formata da varie associazioni ebraiche il cui scopo è quello di ottenere risarcimenti a favore dei sopravvissuti all’Olocausto. Gli ebrei algerini che furono vittime delle misure antisemite del regime francese del maresciallo Pétain riceveranno una somma in denaro da parte dello Stato tedesco. Ne beneficeranno coloro che vivevano nella nazione africana dal luglio del 1940 al novembre del 1942, l’intervallo di tempo trascorso dall’invasione tedesca della Francia, di cui l’Algeria faceva allora parte, fino allo sbarco dell’esercito statunitense in Nord Africa.

Un’operazione analoga si è conclusa nel 2013 a favore degli ebrei di Tunisia e Marocco, altre terre transalpine fino al dopo guerra. «Una decisione che segna la fine di un’ingiustizia – ha commentato a caldo Francis Kalifat, presidente del Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche in Francia. Ciò che è importante è il riconoscimento della sofferenza, che passa anche attraverso un risarcimento materiale per il male patito». 

Dovrebbero essere circa 25 mila persone, sparse in tutto il mondo, ad avere diritto ai risarcimenti in questione. La Jewish Claims Conference venne istituita nel 1951 a seguito del riconoscimento da parte della Germania di un debito morale imprescrittibile nei confronti degli ebrei. Lo scopo è quello di soddisfare i bisogni e le richieste materiali di tutti i sopravvissuti alla Shoah, attraverso la creazione di un fondo permanente. Fondo che è disponibile dal primo febbraio. I centri di assistenza per la registrazione al fine di ricevere gli indennizzi hanno al momento visto la luce a Parigi, dove risiede la maggioranza degli ebrei d’Algeria. Altre aperture sono previste a breve a Marsiglia, Lione, Tolosa.

Si tratta di episodi poco noti legati al secondo conflitto mondiale. Eppure l’Algeria francese fu immediatamente sottoposto alle leggi antisemite del governo del maresciallo Pétain. Nell’ottobre del 1940 il decreto Crémieux, che consentiva agli ebrei e ai musulmani algerini di ottenere la nazionalità francese, fu abolito per la sola popolazione ebraica. Essi vengono privati dei diritti, espulsi dall’esercito e banditi dalla pratica di molte professioni.

Più repressiva rispetto a quanto fatto fra i propri confini, l’amministrazione di Vichy impose sul territorio algerino un numero chiuso per l’ingresso agli studenti ebrei alle università. Dodici mila studenti vengono espulsi dalle scuole. Se,a differenza di quanto accadeto in Europa gli algerini non patiscono in patria direttamente un’azione di genocidio da parte del regime nazista, su suolo algerino vengono aperti 16 campi di lavoro in cui verranno inviati oltre 14 mila ebrei del Nord Africa a partire dal 1941. Soltanto nell’ottobre del 1943, un anno dopo lo sbarco alleato in Africa, gli ebrei algerini recupereranno diritti e cittadinanza. «Dobbiamo affrettarci, i sopravvissuti sono oramai pochi, ma a loro dobbiamo rendere giustizia» conclude Kalifat.

Ad iniziative simili si appellano i protagonisti di un’altra vicenda in corso in questi anni: I discedenti delle popolazioni Herero e Nama, sterminati all’inizio del XX secolo dalle forze occupanti tedesche in Namibia. Il primo genocidio del novecento. Ma a differeza di quanto avvenuto a favore della popolazione ebraica dalla fine della Seconda guerra mondiale, in questo caso Berlino non nevuole sapere di riconoscimenti ufficiali, che sancirebbero la tragedia dell’era coloniale e aprirebbero la strada a un fiume di ricorso, anche a danno di altre nazioni europee. L’olocausto degli Ebrei è stato il male assoluto, che la Germania continua giustamente a espiare a distanza di quasi 80 anni. Per gli altri tremendi soprusi legati a guerre d’occupazione solo un poco più datate (1904-1908) al momento il parlamento tedesco fa orecchie da mercante.