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Senato. Conte incassa la fiducia ma l’unica a vincere è Liliana Segre

«Ho voluto che sul muro del binario 21 nella stazione centrale di Milano fosse incisa la parola “indifferenza” per lanciare un messaggio: tante cose nel mondo e nella vita succedono più per colpa dell’indifferenza che della violenza stessa. Essere qui oggi era la cosa giusta da fare, l’indifferenza è ciò che uccide i valori».

Liliana Segre, 90 anni, sopravvissuta di Auschwitz e  testimone della Shoah italiana, nel giorno in cui si celebrava il terzo anno della sua nomina a senatrice a vita, voluta dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 19 gennaio del 2018, con il suo voto ha contribuito a salvare il governo Conte.

Come lei stessa ha rivendicato il giorno prima della fiducia, ha sentito «un richiamo fortissimo, un misto di senso del dovere e di indignazione civile».

D’altronde, cos’altro, il senso di responsabilità e di dignità di una donna straordinaria, poteva suggerirle di fare a cospetto di una crisi politica improvvisa, incomprensibile, irresponsabile?

«È la cosa più comoda da fare quando si verificano situazioni di rischio, voltare la faccia dall’altra parte e dire: se la cosa non mi riguarda e non me ne occupo, non sarà stata colpa mia. Gli indifferenti sono sempre la maggioranza. Ho fatto della mia vita una missione per insegnare alle nuove generazioni che c’è sempre qualcosa che va difeso, ed è il contrario dell’indifferenza, cioè la coscienza di ognuno di noi. Essere oggi in Senato era la cosa giusta», afferma Segre con uno sguardo limpido, al di sopra della mascherina che non ha tolto un solo istante per tutto il tempo che è rimasta a Palazzo Madama.

Quando in mattinata la senatrice a vita è arrivata al Senato per votare la fiducia al governo Conte, al suo ingresso in aula è partito un lungo applauso dell’emiciclo. I componenti del governo, ministri, sottosegretari e lo stesso premier Giuseppe Conte si sono alzati in piedi.

È stata un’emozione per tutti. Gran parte dei senatori le hanno voluto tributare il merito per la sua scelta di responsabilità annunciata attraverso un’intervista a Il Fatto Quotidiano.

«Tutti i governi del mondo hanno dovuto procedere per tentativi ed errori. Come la scienza, del resto, quindi è scontato che anche il governo Conte abbia fatto errori. Però mi pare che si debba riconoscere che ha fatto nell’ultimo anno un lavoro gigantesco per reggere l’urto di un’emergenza spaventosa e ha ottenuto una svolta storica nelle politiche europee», ha sottolineato Segre.

Al termine della seduta, prima di lasciare Palazzo Madama, stanca e provata ma soddisfatta, ha infine ribadito l’importanza della Giornata della memoria.

La data del 27 gennaio rappresenta un’occasione di riflessione su una storia che ci riguarda da vicino: «Nel giorno della memoria – ha rilevato – vengono commemorate le vittime del nazismo ma ricordate anche le leggi razziali (razziste) italiane e coloro che si opposero a q quelle leggi e aiutarono le vittime. Il 27 gennaio è una giornata importante per ricordare e per sconfiggere l’indifferenza».

La stessa indifferenza che l’associazione Articolo 21 (che gentilmente ci ha concesso insieme all’autrice di pubblicare quest’articolo) «contrasta ogni giorno illuminando periferie del mondo e quelle sociali troppo spesso ignorate dalla stampa mainstream e che da sempre  – conclude Antonella Napoli – operando con impegno al fianco della senatrice Liliana Segre e alla quale va il nostro più sentito grazie».