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Record di domande d’asilo in Francia

Nel 2016 in Francia è stata attuata la riforma sul diritto d’asilo approvata nel 2015, che ha comportato una profonda riorganizzazione dei procedimenti giuridici legati alle domande d’asilo: da un lato l’introduzione di due scadenze distinte per prendere le decisioni, di cinque mesi e di cinque settimane, dall’altro la creazione di una modalità di giudizio affidata a un giudice unico.

Cambiamenti necessari per gestire flussi migratori sempre più imponenti: il 2016 si è infatti attestato come anno record per le richieste di asilo, con un aumento del 6% rispetto all’anno passato, contando anche i minori e i casi da riesaminare (più di 7000). Considerando gli ultimi 35 anni, solo nel 1989 si era avuto un numero paragonabile.

Il ministero dell’Interno francese e ha diffuso pochi giorni fa i dati relativi alle domande registrate dall’Opfra (Office français de protection des réfugiés et apatrides) nel 2016, che superano le 85.000, di cui quasi 20.000 di minori, a cui bisogna aggiungere le oltre 22.000 persone soggette alla Convenzione di Dublino, circa il 20% delle richieste.

Le statistiche, riportate e analizzate qui, riflettono anche un cambiamento nella provenienza geografica: se nel primo semestre c’è stata un’esplosione di domande dall’Afghanistan e Haiti, nel secondo si è avuta una rimonta dell’Albania (a dispetto del suo inserimento nella lista dei paesi sicuri), che è diventata così il primo paese per numero di richieste, davanti a Sudan e Afghanistan. Al quarto posto la Siria, caratterizzata (così come l’Albania) da una forte componente di minori. L’alto numero di richieste di riesame delle domande è legato soprattutto allo Sri Lanka, di cui più della metà dei casi rientrano in questa categoria.

La forte presenza di richieste d’asilo da parte di haitiani ha fatto sì che la Guyana balzasse al secondo posto tra i dipartimenti per numero di persone accolte, dietro a Parigi (che però ha avuto un calo rispetto al 2015) e davanti a Lione.

Il 2015 è stato un anno senza precedenti anche per il numero di procedimenti accelerati (legati a riesami, domande tardive, provenienza da paesi sicuri) e di casi soggetti agli accordi di Dublino e, di cui le cifre dell’Opfra non tengono conto e che invece emergono dalle statistiche del ministero dell’Interno. Queste rilevano un numero totale di richieste che supera le 100.000, di cui 18.700 con procedimento accelerato e 17900 “accordi di Dublino”.

Le decisioni dell’Opfra nel 2016 sono state più di 90.000, con un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Si rileva un notevole aumento delle decisioni positive, legato più che alla crescita dei rifugiati a quella degli “accordi di protezione sussidiaria” che, rileva Eurostat, riguardano soprattutto haitiani, afghani e sudanesi. Inoltre, il rafforzamento dell’organico dell’Opfra ha portato a un accorciamento dei tempi medi d’attesa, passati da sette a cinque mesi.

Le decisioni dell’Opfra non sono ovviamente tutte positive: le domande respinte sono state più di 50.000, di cui molte contestate di fronte alla Corte nazionale per il diritto d’asilo (Cnda), provenienti soprattutto da Haiti, seguita da Bangladesh, Sudan, Repubblica democratica del Congo, Albania e Kossovo. Di queste, 6517 sono state annullate con il riconoscimento di 4511 rifugiati e la concessione di 2006 protezioni sussidiarie (soprattutto Sudan, Congo e Russia).

Immagine: By Katja Ulbert – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47076040