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Passaporti, basta privilegi

È stato lanciato ieri «Passaporti, basta privilegi» un appello che in poche ore ha raggiunto 100 firme per sensibilizzare l’opinione pubblica e per chiedere alle istituzioni una maggiore attenzione a un diritto fondamentale: il diritto alla mobilità.

Poco tempo fa l’articolo della giornalista Antonella Sinopoli  aveva posto una riflessione sul tema e che di fatto anticipava l’appello uscito ieri sul sito Voci Globali.

L’appello chiede di rivedere politica dei visti e di garantire la libertà di movimento per tutti i cittadini del mondo: «I cittadini dei Paesi del Sud del mondo, quelli aggrovigliati in conflitti che sembrano non aver fine, quelli dove povertà, effetti della crisi climatica, autoritarismi e guerre intestine stanno incidendo sull’aumento costante di sfollati e rifugiati interni. Tutti questi cittadini sono anche le principali vittime del deterioramento di un diritto fondamentale, quello alla mobilità. Un diritto che trova riconoscimento nelle Carte Costituzionali dei Paesi occidentali, nella Carta dei Diritti dell’Unione Europea e nella stessa Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo.

Diritto che però, di fatto, consente solo ai cittadini dei Paesi ricchi, per lo più nell’emisfero occidentale del pianeta, di viaggiare, prendere aerei, decidere qualsiasi meta. Qualsiasi meta il suo passaporto gli garantisca. Periodicamente i Passport Index, strumenti che classificano i passaporti e identificano quelli most powerful e quelli least powerful, mostrano in tutta la loro evidenza, il gap del diritto al movimento tra i Paesi ricchi e quelli cosiddetti in via di sviluppo – divario che in periodo di pandemia non ha fatto che allargarsi.

In sostanza ci sono milioni di esseri umani per i quali non solo è molto difficile e costoso ottenere un passaporto ma, una volta ottenuto, è difficile avere un visto per viaggiare in altri Paesi del mondo. Non si tratta semplicemente di cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il discrimine, piuttosto, è tra cittadini/individui liberi e cittadini/individui tenuti “in catene”. E per i quali, spesso, l’unico modo per liberarsi dal giogo è tentare la sorte, tirando a dadi lungo la strada del deserto, quella del Mediterraneo, quella dei confini armati, murati, spinati […] ».

L’appello (che vede tra i primi firmatari – oltre ad Antonella Sinopoli che l’ha lanciato con Voci Globali insieme a Articolo 21 e al Circolo Articolo 21 Piemonte -:  Paola Barretta, Laura Silvia Battaglia, Mauro Biani, Andrea Billau, Valerio Cataldi, Francesco Cavalli, Tiziana Ciavardini, Fiorella Civardi, Gherardo Colombo, Stefano Corradino, Danilo De Biasio, Davide Demichelis, Claudio Geymonat, Sabrina Giannini, Gian Mario Gillio, Giuseppe Giulietti, Mariangela Gritta Grainer, Elisa Marincola, Anna Meli, Mara Filippi Morrione, Antonella Napoli, Alessandro Rocca, Luciano Scalettari, Claudia Segre, Cecilia Strada e le seguenti associazioni /testate: Carta di Roma, Circolo Articolo21 Piemonte, Festival dei Diritti umani (FDU), Focus On Africa, Hic SuntLeones: Dalla parte di Nice, Nigrizia, Radio Voce nel Deserto (Rovigo), ResQSaving People, Spazi Circolari) ricorda che, «se non si porrà fine alla disuguaglianza del diritto alla mobilità tutte le altre disparità tra esseri umani non diminuiranno. E non sarà l’esternalizzazione delle frontiere a fermare il movimento migratorio. Riflettiamo su quanto la migrazione cosiddetta irregolare avvenga, prima di tutto, a causa delle ingiustizie sociali. E sia resa “irregolare” dall’impossibilità di godere di un diritto universale […]».

E chiude appellandosi «alla presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, al presidente Parlamento Europeo, David Maria Sassoli, al presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica italiana, Mario Draghi e ai leader dei Governi europei affinché si apra un dibattito serio per rivedere la politica dei visti, consentendo ai cittadini africani e del resto del mondo che oggi non hanno la possibilità di viaggiare legalmente lo stesso diritto e libertà di movimento che hanno gli europei». Antonella Sinopoli è giornalista professionista. Per molti anni all’AdnKronos. S’interessa e scrive di Africa, diritti umani, questioni sociali. Vive tra l’Italia e il Ghana. Direttore responsabile di Voci Globali.

Per leggere l’appello completo (e firmare) clicca qui.