news1845670747

Oxfam e Diaconia valdese: ridare dignità al lavoro

Ieri 12 maggio 2022 la Diaconia Valdese ha partecipato alla prima edizione dell’Oxfam Festival “Creiamo un futuro di uguaglianza”.

Un ricco programma di panel, che ha avuto come fulcro la presentazione del nuovo rapporto “Disuguitalia: ridare valore, potere e dignità al lavoro”, una fotografia della crisi del lavoro in Italia, incentrata sui temi della precarietà – tra salari bassi, saltuarietà e discontinuità lavorativa – forti e crescenti disuguaglianze, sfruttamento, insicurezza, valore sociale scarsamente riconosciuto.

I dati sono allarmanti: in Italia  1 lavoratore su 8 vive in una famiglia con reddito insufficiente a coprire i propri fabbisogni di base e l’incidenza della povertà lavorativa, misurata in ottica familiare, è cresciuta di tre punti percentuali in poco più di un decennio, passando dal 10,3% del 2006 al 13,2% del 2017. Il fenomeno colpisce di più, in termini relativi, chi vive in nuclei monoreddito, chi ha un lavoro autonomo, e chi, tra i dipendenti, lavora nel corso dell’anno in regime di tempo parziale.

Anche l’incidenza dei lavoratori con basse retribuzioni risulta in forte crescita, passando dal 17,7% del 2006 al 22,2% nel 2017.  Si conferma anche la maggiore vulnerabilità delle donne: il lavoro povero è più diffuso nel segmento femminile della forza lavoro.

La Diaconia Valdese, che da anni lavora in partnership con Oxfam Italia su diversi fronti, ha collaborato nella redazione del rapporto, partecipando con i propri Community Center di Torino, Milano, Bologna, Firenze, Napoli e Catania all’’indagine qualitativa condotta tra novembre e dicembre 2021 assieme agli operatori dei Communty Center di EmpoliPratoCampi Bisenzio e Arezzo, gestiti direttamente da Oxfam con partner locali. 

Gianluca BarbanottiSegretario Esecutivo della Diaconia Valdese, è intervenuto nella mattinata, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando, per illustrare i risultati dell’indagine effettuata. 

«Dalla nostra rilevazione sul campo emerge un’immagine profondamente diversa da quella che è il mood comunicativo attuale, ovvero che le persone non abbiano voglia di lavorare», commenta Barbanotti, intervistato da Huffington Post Italia. «In ognuno dei nostri centri accogliamo quotidianamente centinaia di persone disponibili a fare di tutto per non perdere la dignità, per garantire uno stipendio al proprio nucleo familiare e talvolta persino accettando una remunerazione pari o addirittura inferiore ai sussidi. C’è una crescente spinta a farsi carico di sé stessi, al contrario di quello che la favola nazionale sembra suggerire».

Il 2021 ha visto una maggiore propensione, rispetto al periodo pre-pandemico, ad accettare qualsiasi lavoro. Prevalgono le occupazioni deboli e saltuarie, con impieghi di breve durata, spesso sovrapposti. La debolezza qualitativa della ripresa occupazionale si configura come un ritorno al circolo della precarietà, con prospettive di vita e autonomia flebili e grave incertezza sul proprio futuro per troppe persone ridotte sul lastrico dalla pandemia.

«I nostri Community Center – prosegue Barbanotti – aperti a chi cerca aiuto sul tema lavoro, su quello della casa, sulla fatica di accedere allo Spid e molto altro ancora – sono certamente territoriali, ma appare chiaro che la rete dello Stato non funziona come dovrebbe: a Napoli arrivano sempre più spesso lavoratori dal foggiano, molti braccianti che per esempio ci chiedono aiuto per il permesso di soggiorno. Lavorando sul campo dal 2014 ad oggi abbiamo capito che ciò che funziona a Torino è diverso da ciò che funziona a Catania. Il nostro modello ha imparato ad adattarsi certamente ai bisogni, ma anche alle risorse del territorio: rimanendo su Napoli, sono sempre più numerosi i datori di lavoro che si rivolgono a noi come ad un ufficio di collocamento. In Italia ancora metà delle persone trova lavoro attraverso relazioni amicali, e non necessariamente clientelari: i poveri, purtroppo, sono spesso poveri anche di relazioni, e i nostri centri fungono proprio da amplificatore di relazioni, ascolto attivo e consigli. E ancora, gli italiani in una situazione di povertà lavorativa spesso sono più soli degli stranieri poveri. Chi arriva da noi è già in una situazione proattiva, e sotto rimane una fascia, larga, più sommersa: è per questo che abbiamo iniziato a fare outreach, aprendoci nelle città alla ricerca ulteriore e più capillare di chi ha più bisogno». 

L’attività dei Community Center prosegue e si adatta ai tempi che cambiano: in ognuno di essi c’è oggi un mediatore culturale dedicato ai profughi in arrivo dall’Ucraina

Prosegue, e si rafforza, anche la collaborazione della Diaconia Valdese con Oxfam Italia, partner affidabile e serio. «Siamo molto contenti – afferma Roberto Barbieridirettore generale di Oxfam Italia – di aver firmato negli scorsi mesi un protocollo di intesa con la Diaconia Valdese finalizzato a rafforzare ed ampliare una comune rete nazionale di community center che offre servizi di informazione, ascolto, orientamento e sostegno concreto a chi si trova in situazione di fragilità economica e sociale per combattere e prevenire disuguaglianza e povertà».