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Ospitalità eucaristica, dal Vaticano un brusco stop

Il vero scoop legato alla visita che la delegazione del Comitato nazionale tedesco della Federazione luterana mondiale (Flm) ha effettuato nei giorni scorsi in Vaticano l’ha messo a segno Sandro Magister sul suo blog ospitato dal sito del settimanale L’Espresso. Nelle stesse ore in cui gli evangelici tedeschi varcavano le mura leonine, accompagnati anche dall’italiana Cordelia Vitiello, vicepresidente del Concistoro della Chiesa evangelica luterana in Italia (Celi),ricevendo da papa Francesco un’esortazione a «non correre con foga in avanti per guadagnare traguardi ambiti, ma camminando insieme con pazienza, sotto lo sguardo di Dio», giungeva infatti ai vescovi cattolici tedeschi una lettera del prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, il cardinale Luis Franscisco Ladaria Ferrer, il cui contenuto era stato stabilito con lo stesso papa nei giorni precedenti.

Ed si tratta di un contenuto di peso, una vera e propria chiusura sul tema dell’eucaristia per le coppie miste cattolico-luterane, tema che in questi mesi molto dibattito ha scatenato in Germania e non solo. La questione viene rinviata a una più matura riflessione che non può arrivare da una singola congregazione nazionale (quella tedesca in questo caso), ma deve essere attuata dalla Chiesa universale in quanto riguarda un argomento spinoso che può modificare le relazioni con le altre comunità ecclesiali.

In estrema sintesi ripercorriamo le tappe della vicenda: il 22 febbraio di quest’anno nel corso della sua ultima assemblea, la Conferenza episcopale tedesca ha annunciato la pubblicazione di una guida pastorale relativa alla condivisione dell’eucarestia da parte delle coppie interconfessionali.

Una guida pastorale che prevedeva delle aperture per le numerosissime coppie formate da un protestante e un cattolico, coppie unite nella vita di tutti i giorni ma separate alla mensa del Signore. L’apertura proposta non era ancora generalizzata: si sarebbe dovuto decidere decidere caso per caso, e la decisione finale dovrebbe spettare ai responsabili della cura d’anime, a cui è principalmente rivolto il documento.

Nelle settimane seguenti sette vescovi tedeschi si sono rivolti al prefetto Ladaria e al presidente del pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, cardinale Kurt Koch per chiedere chiarimenti su un’iniziativa che i firmatari credono violi l’unità della chiesa perché scavalca decisioni che devono giungere dal Vaticano.

In fretta e furia nei primi giorni di maggio è stata quindi organizzata un’udienza oltre Tevere cui hanno partecipato vari vescovi tedeschi e fra questi il cardinale Reinhard Marx, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ricevuti da Koch e dallo stesso Ladaria. In quella circostanza erano state riportate le parole del pontefice che in sostanza esortavano i vescovi tedeschi a proseguire nel dialogo e a giungere possibilmente ad una decisione unanime. Nessun riferimento dunque ad un diktat calato dall’alto, ma il forte auspicio di una soluzione condivisa e non divisiva.

Ora però la doccia fredda, con questa ultima lettera che pur lodando gli sforzi ecumenici della Conferenza episcopale tedesca e dell’Ekd, la Chiesa evangelica in Germania, rileva come il testo presentato in prima istanza sollevi problemi di notevole rilevanza. Per questo, si legge, « Il  Santo Padre è perciò giunto alla conclusione che il documento non è maturo per essere pubblicato».

 I motivi sono elencati per punti:

« a. La questione dell’ammissione alla comunione di cristiani evangelici in matrimoni interconfessionali è un tema che tocca la fede della Chiesa e ha una rilevanza per la Chiesa universale.

b. Tale questione ha degli effetti sui rapporti ecumenici con altre Chiese e altre comunità ecclesiali, che non sono da sottovalutare.

c. Il tema riguarda il diritto della Chiesa, soprattutto l’interpretazione del canone 844 CIC. Poiché in alcuni settori della Chiesa ci sono a questo riguardo delle questioni aperte, i competenti dicasteri della Santa Sede sono già stati incaricati di produrre una tempestiva chiarificazione di tali questioni a livello di Chiesa universale. In particolare appare opportuno lasciare al vescovo diocesano il giudizio sull’esistenza di una “grave necessità incombente”.

3. Per il Santo Padre è una grande preoccupazione che nella conferenza episcopale tedesca resti vivo lo spirito della collegialità episcopale. Come il Concilio Vaticano II ha sottolineato, “le conferenze episcopali possono oggi portare un molteplice e fecondo contributo acciocché il senso di collegialità si realizzi concretamente” (Costituzione dogmatica “Lumen gentium” n. 23)».

Se non è una pietra tombale sugli sforzi ecumenici profusi in questi anni e suggellati dalle grande cerimonie del 2017 legate al cinquecentenario della riforma protestante, poco ci manca.

Tant’è che a stretto giro di posta è giunta la stupita replica del cardinale Marx, espressa in questi termini:

«Nel colloquio del 3 maggio 2018 a Roma fu detto ai vescovi partecipanti che essi dovevano trovare “un risultato possibilmente unanime, in spirito di comunione ecclesiale”. Il presidente è perciò sorpreso che sia arrivata da Roma questa lettera ancor prima di aver trovato tale concorde soluzione. Il presidente vede espressa nella lettera la necessità di ulteriori colloqui all’interno della conferenza episcopale tedesca, prima di tutto nel consiglio permanente e nell’assemblea plenaria d’autunno, ma anche con i rispettivi dicasteri romani e con lo stesso Santo Padre».

Lund e le dichiarazioni fatte quel 31 ottobre 2016 in relazione alla «comune responsabilità pastorale» di rispondere alla «sete e fame spirituale» di molti fedeli che desiderano «ricevere l’eucaristia alla stessa mensa, come espressione concreta della piena unità», appare ora così lontana.

Photo: Erin Green/Cec