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Nativi americani e chiese a difesa di luoghi sacri indiani

Un gruppo di Apache e di altri sostenitori sia nativi americani che non nativi hanno presentato una mozione di emergenza per impedire al governo degli Stati Uniti di trasferire un sito sacro Apache in Arizona a una società mineraria nelle prossime due settimane.

La distruzione di Chi’chil Biłdagoteel, conosciuta ai più come Oak Flat, da parte dell’azienda mineraria violerebbe il Religious Freedom Restoration Act, secondo la mozione presentata.

«Hanno dichiarato guerra alla nostra religione. Dobbiamo restare uniti e combattere fino alla fine» ha detto il fondatore di “Apache Stronghold” Wendsler Nosie sul sito web del gruppo.

Oak Flat è un tratto di terra di 6,7 miglia quadrate a est di Phoenix che rientra nella foresta nazionale di Tonto. Si trova al centro di una croce formata da quattro montagne sacre, secondo l’avvocato Luke W. Goodrich del “Becket Fund for Religious Liberty”, che rappresenta l’associazione “Apache Stronghold”.

Gli Apache credono che Oak Flat sia un «luogo benedetto» dove Ga’an – guardiani o messaggeri tra il popolo e il creatore – dimorano. Gli Apache hanno vissuto, hanno pregato e si sono presi cura della terra da «prima della storia documentata» e continuano a tenere una serie di importanti cerimonie in quel luogo, ha aggiunto.

Oak Flat è inserito nei luoghi nazionali di valenza storica per l’importanza spirituale che ricopre per almeno una dozzina di tribù di nativi americani – riporta il sito dell’associazione Il Cerchio, coordinamento italiano di sostegno ai nativi. Sono presenti siti archeologici risalenti a 1500 anni fa e sotto il terreno si trova uno dei più grandi giacimenti di rame non sfruttati al mondo.

L’11 marzo, gli Stati Uniti trasferiranno il controllo di 2.422 acri, tra cui Oak Flat, a una società mineraria australiana, la Resolution Copper, secondo la mozione. La società prevede di costruire una miniera che distruggerebbe il sito sacro con un cratere largo quasi 2 miglia e profondo 1.100 piedi.

Quel trasferimento, che revoca un ordine dell’ex presidente Dwight Eisenhower per proteggere la terra dei nativi, è stato approvato come parte del National Defense Authorization Act del 2013 in cambio di 6.000 acri da ricevere altrove.

Nosie, ex presidente e consigliere della tribù Apache San Carlos, ha definito lo scambio di terre «il più grande peccato del mondo».

Con Apache Stronghold, ha invitato persone di tutte le fedi religiose a unirsi a loro nella protezione di Oak Flat, annotando sul sito web, «questo paese è stato fondato sulla libertà di parola, religione e culto, valori ora svenduti a una compagnia mineraria straniera».

Alcuni leader cristiani si sono espressi a sostegno degli sforzi di Nosie, tra cui il noto pastore William Barber II, presidente di Repairers of the Breach, un gruppo di difesa dei diritti costituzionali. L’organizzazione ha raccolto più di 90.000 firme su una petizione che esorta i legislatori a proteggere la terra sacra agli Apache e ad altri popoli nativi.

Apache Stronghold ha intentato una causa per la prima volta a gennaio per interrompere il completamento della dichiarazione sull’impatto finale, che avrebbe avviato un conto alla rovescia di 60 giorni per trasferire Oak Flat a Resolution Copper.

Il tribunale distrettuale ha negato una precedente richiesta di ingiunzione preliminare. L’ultima mozione richiede una decisione entro il 2 marzo.

«Le nostre leggi sulla libertà religiosa non permetterebbero al governo di demolire le chiese impunemente, e lo stesso dovrebbe valere per un sito che è sacro per il popolo Apache da molte generazioni» ha commentato uno degli avvocati del team difensivo.

 
Foto di By SinaguaWiki – Own work, CC BY-SA 4.0, Oak Flat