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Marina Silva non andrà al ballottaggio

Marina Silva non ce l’ha fatta. Non sarà lei la sfidante di Dilma Rousseff al ballottaggio del prossimo 26 ottobre per l’elezione a Presidente del Brasile. E’ rallentata bruscamente negli ultimi giorni quella che sembrava un’inarrestabile rincorsa della Silva, candidata pentecostale per il partito socialista, entrata in competizione all’ultimo minuto dopo la tragica morte in un incidente aereo del candidato designato dal partito Eduardo Campos lo scorso 13 agosto. E invece a sfidare Dilma sarà il socialdemocratico Aécio Neves, distante solo 6 punti dalla leader del partito dei lavoratori, presidentessa uscente.
Ed ecco perché il 20% di preferenze attribuite alla Silva potrebbero comunque rivelarsi decisive al secondo turno, perché ampia parte del suo elettorato pare intenzionato a garantire la propria preferenza a Neves. Questo in particolare perché la candidatura della leader verde dell’Amazzonia era vista proprio in contrapposizione netta al governo di Lula prima (di cui la Silva è stata ministra dell’Ambiente dimissionaria per duri contrasti con Lula) e della Rousseff poi.
Ma al boom iniziale nei sondaggi, probabilmente dovuto anche all’onda emotiva della morte di Campos, non è poi seguita un’ effettiva intenzione di garantire voti ad una candidata relativamente poco addentro ai meccanismi politici ed economici del paese, senza un solido partito alle spalle in grado di sostenerla nella campagna elettorale, e con posizioni conservatrici su temi etici e civili, quali il no deciso all’aborto.
Il ticket Neves-Silva potrebbe però rifarsi al ballottaggio, aprendo scenari inattesi fino a poco tempo fa. E Marina Silva potrebbe tornare alla carica con la richiesta di ruoli chiavi se dovesse risultare decisivo il suo apporto ad una vittoria finale di Neves. Sono circa il 20% della popolazione i pentecostali in Brasile, in crescita continua e rapidissima, ma certo non tutti convoglieranno su Neves i propri voti. La partita rimane aperta.