taner-kilic

Istanbul, condannati 4 attivisti per i diritti umani

Terroristi. Questo sono per i tribunali turchi 4 attivisti per i diritti umani. Taner Kılıç, ex presidente e presidente onorario di Amnesty International Turchia, è stato giudicato colpevole di «appartenenza all’organizzazione terroristica Fethullah Gülen» e condannato a sei anni e tre mesi di carcere.

İdil Eser, ex direttrice di Amnesty International Turchia, Özlem Dalkıran e Günal Kurşun sono stati giudicati colpevoli di «assistenza all’organizzazione terroristica Fethullah Gülen» e condannati a 25 mesi di carcere.

Assolti gli altri sette difensori dei diritti umani a processo; Veli Acu, Nejat Taştan, Nalan Erkem, İlknur Üstün, Şeyhmus Özbekli, Ali Gharavi e Peter Steudtner.

«Abbiamo assistito a una parodia della giustizia di proporzioni spettacolari».

Queste le prime parole di Andrew Gardner, ricercatore di Amnesty International sulla Turchia, presente all’udienza che ha visto condannati 4 degli 11 imputati nel processo.

«Dopo 12 udienze, era emerso in tutta evidenza che ogni singolo elemento di accusa era privo di sostanza. Il verdetto del tribunale di Istanbul sfida ogni logica e rivela l’obiettivo iniziale inseguito per tre anni: ridurre al silenzio le voci indipendenti. Questa vicenda è stata la cartina di tornasole del sistema giudiziario turco: è tragico constatare quanta parte abbia giocato e continui a giocare nella criminalizzazione di chi difende i diritti umani. Continueremo a stare vicini ai nostri amici e colleghi nel loro appello contro questa vergognosa sentenza».

Kılıç nel corso di decenni di attività in favore dei diritti umani nell’ambito delle organizzazioni turche per i diritti umani, si è sempre fatto riconoscere per l’incessante impegno in favore dei diritti umani, ed è noto in Italia per aver seguito il caso del nostro connazionale Gabriele Delgrande, fermato lo scorso aprile al confine siriano e rimpatriato in Italia dopo 14 giorni.

Dopo il misterioso e fallito colpo di stato in Turchia del 2016 il movimento Gülen è stato definitivamente inserito per volere del presidente Erdogan, nella lista delle organizzazioni terrroristiche, rompendo così in maniera totale e definitiva l’antica allenza fra Erdogan e lo stesso Gülen. Da allora migliaia di soldati e giudici considerati vicini a quest’ultimo sono stati arrestati, così come chiunque sospettato di connessioni con il predicatore e imam che da vent’anni vive negli Stati Uniti.