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Famiglie come?

Affrontare il rapporto tra legge e amore significa parlare della vita mettendo in luce i dinamismi, i movimenti, le geometrie variabili e le metamorfosi che compongono e ricompongono le relazioni in cui siamo nati e cresciuti, in cui viviamo e in cui speriamo di invecchiare. Significa anche parlare di coppie e famiglie che sono il regno della diversità. Sembra dunque difficile poter accostare il diritto che parla di uguaglianza, regolarità, uniformità, con ciò che invece è imprevedibile, volubile e talvolta inaspettato: la vita quando è vissuta fino in fondo sfugge da tutte le categorizzazioni e tentativi di imbrigliarla entro schemi predefiniti. Come l’amore. E solo chi è innamorato dell’amore può occuparsene come in questo libro*, appena arrivato in libreria.

Ho ascoltato dalla viva voce dell’autore Stefano Rodotà alcune anticipazioni del suo lavoro – concepito inizialmente come lezioni offerte al pubblico in diversi festival culturali – ma la lettura del libro è ancora più interessante e consente di comprendere il nostro tempo in materia di unioni, matrimoni, famiglie, cogliendo nel dettaglio le trasformazioni in cui siamo immersi ma che spesso non capiamo fino in fondo o non vogliamo vedere in tutte le loro implicazioni. Che cosa rende vitali le relazioni e vivibile la vita di coppia e la vita sociale e comunitaria? L’amore, appunto, l’amore del prossimo.

Rodotà è attento a non definire fino in fondo il «diritto d’amore», ben sapendo che parlarne non serve a legittimare l’amore – che non ha bisogno di legittimazione – ma significa comprendere che «l’amore vuol farsi diritto per realizzarsi pienamente». L’autore è infatti attento a mantenere la giusta distanza tra diritto e amore, due termini che potrebbero anche essere vissuti come antitetici. Scrive infatti nelle prime pagine del libro: «Dobbiamo allora convenire che, se il diritto vuole avvicinarsi all’amore, deve abbandonare non solo la pretesa d’impadronirsene, ma anche trasformare tecnicamente se stesso in un discorso aperto, capace di cogliere e accettare contingenza, variabilità e persino irrazionalità. Soprattutto, di fronte alla vita, il diritto deve essere pronto a lasciare il posto al non diritto» (pp. 5-6).

I capitoli dedicati alla storia del diritto di famiglia sono illuminanti per ricostruire le forme e i modi attraverso cui nella modernità occidentale l’amore è stato rinchiuso in un unico perimetro entro il quale veniva considerato giuridicamente legittimo: il rapporto coniugale formalizzato nel matrimonio. E in questo retaggio scontiamo i ritardi e le difficoltà inerenti il mutamento sociale che ha interessato il matrimonio e la famiglia, con un aumento di separazioni e divorzi, delle unioni civili (omosessuali ed eterosessuali), dei single. «La politica nel nostro paese continua a trovare – scrive Rodotà – fiere resistenze con motivazioni diverse, che parlano di tutela della morale pubblica e privata o di garanzia del matrimonio eterosessuale come storico fondamento dell’ordine sociale. Questo esempio italiano, assai eloquente, non è tuttavia isolato. Nei tempi e nei luoghi più diversi l’alleanza tra politica e diritto ha potentemente contribuito a creare condizioni propizie a costumi e abitudini che respingevano l’amore e la sua pienezza» (p. 5).

I rapporti ineguali che vigevano nella famiglia fino al nuovo diritto di famiglia (1975) ci hanno abituato a una struttura gerarchica della famiglia, dove spesso vigevano subordinazione e talvolta violenza (come ricordiamo pubblicamente ogni 25 novembre nella Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, che non è affatto estirpata). Il messaggio evangelico di uguaglianza tra i partner è invece basato su un reciproco appartenersi che si apre agli altri e alla comunità: se letto insieme all’opera di Marzio Barbagli Storia della famiglia in Europa (Laterza 2015), si comprende come il perimetro dell’obbedienza e della subordinazione delle donne si sia costruito su un potere domestico separato dalla sfera pubblica.

La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea per la prima volta mette sullo stesso piano, con pari dignità, le unioni civili e il matrimonio, senza alcun riferimento al sesso dei partner e senza discriminare in base all’orientamento sessuale. È un riferimento importante anche per il dibattito pubblico nel nostro Paese, in una logica pluralista. E allora «l’amore diviene così una manifestazione della spiritualità che consente all’uomo di cogliere intuitivamente il valore di un altro essere» (p. 134).

Anche nelle nostre chiese il dibattito sta proseguendo su questi temi e questo libro è uno strumento prezioso per orientare la riflessione, che speriamo sia fruttuosa. Anche per la testimonianza che dobbiamo al Signore nella nostra società contemporanea.

* Stefano Rodotà, Diritto d’amore, Roma-Bari, Laterza, 2015, pp. 158, euro 14,00.

Foto: By Niccolò CarantiOwn work, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26564225