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Eritrea, arresti di fedeli e pastori pentecostali

Mentre sono di queste ore le notizie che raccontano della chiusura di tutti i presidi sanitari cattolici in Eritrea, per volere del governo di Asmara alle prese con una sorta di forzosa nazionalizzazione dei servizi di base rivolti ai cittadini, continuano dal paese africano a giungere notizie di arresti di fedeli delle chiese pentecostali, che come racconta il sito Nigrizia, sono state poste fuorilegge all’inizio degli anni 2000, a seguito di una discussa norma che autorizza l’esercizio di culto soltanto alla Chiesa cristiana copta, alla Chiesa cattolica, a quella luterana e alla musulmana sunnita.

Sarebbero alcune migliaia le persone arrestate nel corso degli anni, moltissimi i pastori, anche se da tempo la situazione pareva più tranquilla. Almeno trenta i fedeli arrestati nella scorsa settimana, un centinaio dall’inizio dell’anno. I gruppi religiosi “non ufficiali” secondo il governo eritreo sono considerati strumenti di sovversione, e per questo non tollerati; stesso discorso vale per tutte le organizzazioni della società civile che non si genuflettono al corso politico.

La stessa Chiesa copta di Eritrea, che nel Paese ha radici profondissime, è da anni alle prese con le ingerenze del potere politico. Nel 2007, l’allora patriarca copto Antonios, critico nei confronti delle autorità, venne deposto per volere del presidente dittatore Isayas Afewoki, che governa la nazione dal 1993, anno dell’indipendenza e delle prime e fino ad oggi uniche elezioni presidenziali. Afewoki è proprio di fede copta, ma ciò non gli ha impedito ingerenze continue, che si sommano alla centralizzazione di tutti i principali ambiti del vivere pubblico, dai media alla sanità (per sei anni consecutivi l’Eritrea primeggiava nella triste classifica degli Stati con minor libertà di stampa, surclassando perfino la Corea del Nord.

Foto: Chiesa cattolica ad Asmara, By I, Sailko, CC BY-SA 3.0