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Critiche al governo inglese per le deportazioni annunciate verso il Ruanda

I piani del governo inglese per deportare in Ruanda i richiedenti asilo intercettati lungo il canale della Manica danno un ulteriore riscontro della risposta ostile, non compassionevole e inefficace ai richiedenti asilo e ai rifugiati che il continente europeo continua a fornire al fenomeno migratorio.

«Le persone non sono un problema da affrontare, ma sono individui con un valore intrinseco e una dignità fatta a immagine di Dio. Mandare alcune delle persone più vulnerabili del mondo a migliaia di chilometri di distanza per essere imprigionate non rispetta questa dignità» commentano i leader della Chiesa metodista britannica.

La presidente e la vicepresidente della Conferenza metodista, pastore Sonia Hicks e Barbara Easton ricordano come «I fattori che spingono le persone a lasciare le loro case e a spostarsi saranno sempre molto più forti di quelli che le spingono a chiedere asilo in un certo luogo. Come abbiamo visto in Ucraina, il conflitto e la persecuzione possono diventare una realtà quotidiana ad un ritmo angosciosamente rapido». 

«Un atto contro Dio» ha definito senza tanti giri di parole il provvedimento l’arcivescovo anglicano di Canterbury Justin Welby durante la sua predicazione il giorno di Pasqua. Il leader spirituale dell’intera Comunione anglicana ha a sua volta sottolineato l’ipocrisia «di trasferire gli immigrati clandestini a 6 mila chilometri di distanza equivale ad appaltare ad altri le nostre responsabilità».

«Mentre è importante affrontare il pericoloso commercio del contrabbando di persone attraverso il canale, – proseguono le due leader metodiste –  la mancanza di vie sicure e accessibili attraverso le quali le persone possono chiedere asilo nel Regno Unito contribuirà significativamente all’aumento delle traversate su piccole imbarcazioni. Il governo ha evitato di impegnarsi in un obiettivo di reinsediamento, e il Nationality and Borders Bill manca di dettagli sui percorsi di reinsediamento nuovi o ampliati. Ora, il governo sta passando la questione a un altro paese, che il Regno Unito ha precedentemente criticato per avere una scarsa reputazione in materia di diritti umani».

A quanto appreso un primo accordo è stato siglato fra Londra e Kigali con il versamento previsto di 140 milioni di euro per accogliere le persone migranti che verrebbero deportate in Ruanda subito dopo essere state intercettate in Inghilterra

Si tratta dunque di un caso estremo di esternalizzazione delle frontiere europee, in barba a tutti i rapporti di organizzazioni non umanitarie che raccontano le condizioni violente e inumane cui sono costrette le persone all’interno dei centri di “accoglienza” della nazione africana, una delle più densamente abitate e povere, dove ogni presupposto legale pare mancante, configurando in questa maniera una complicità nelle repressioni da parte del governo britannico. La Danimarca la scorsa estate ha annunciato un accordo simile, a quanto pare mai diventato operativo, con lo stesso Ruanda. 

«Inaccettabile il costo di 4,7 milioni di sterline al giorno per il contribuente derivante dall’ospitare i migranti negli alberghi» ha tuonato il premier. L’Europa in senso lato ha smarrito rotta e umanità.