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Clavairoly contestato sul fine vita

«Noi. Movimento del cristianesimo sociale, protestiamo contro la firma da parte di François Clavairoly di un appello comune di diversi responsabili religiosi su Le Monde del 9 marzo contro la legge Claeys-Leonetti. Il giorno dopo, egli dichiara su internet che sostiene la legge. Due giorni dopo, una presentazione del testo nella quale dice al tempo stesso che «la proposta di legge sul fine vita viene esaminata oggi all’Assemblea nazionale, (…) rappresenta un rischio» ma «che non critica in nulla la qualità e l’equilibrio della legge Leonetti a favore della quale (egli) si era espresso». Di fronte a questa cacofonia che perdura chiediamo un comunicato chiaro.

Ci stupiamo di una presa di posizione che è contraria alle prese di posizione delle chiese unite d’Alsazia-Lorena e di «Francia dell’interno» (Epudf ed Epual), della Fpf nel gennaio 2014, dei lavori e riflessioni di «grandi laici» come Didier Sicard e Pierre Encrevé. Per la firma di questo testo, né il Consiglio della Federazione, né la Commissione etica e società sono stati consultati. Qual è dunque questo modo così solitario di esercitare la parola collettiva?

Perché firmare un testo così lontano da tutte queste riflessioni ricche e complesse che ci ricordano che una parola che fa la scommessa dell’intelligenza democratica deve assumere le sfumature di grigio anziché tentare di esistere nel dibattito pubblico con un nero o bianco controproducente?

Come è successo con il matrimonio per tutti, non solo questo «fronte unito» delle religioni dà un’immagine caricaturale del dibattito etico e teologico nella società civile cristiana, che è ben più diverso, ma allinea l’etica protestante sull’approccio più riduttivo dell’etica cattolica.

Sul fondo, non capiamo questo attacco contro una legge incredibilmente prudente, che probabilmente non va abbastanza lontano, per esempio sulle direttive anticipate, né l’istituzione di un’istanza più collettiva nelle prese di decisione. Se ci poniamo sul terreno della realtà vissuta dalle persone, il problema non è – come spesso – di essere pro o contro (in  questo caso l’eutanasia) ma come porre dei quadri per proteggere i più deboli, cioè attualmente le migliaia di vite abbreviate in modo selvaggio in Francia, spesso non prendendo in considerazione né il parere delle famiglie né quello delle persone interessate… D’altronde, ci stupiamo che in nessun momento il testo dei «responsabili» religiosi menzioni il desiderio o la volontà del paziente.

D’altra parte, in questa presa di posizione, la sedazione profonda e continua viene presentata come un abuso di uso della sedazione che punterebbe a dare la morte. Ora, non è affatto così. La sedazione può abbreviare la vita ma anche la morfina (ampiamente usata nelle cure palliative e altrove). Sono degli effetti «secondari» dei prodotti utilizzati. La sedazioine profonda e continua è distinta dalla «sedazione» terminale o letale, o dalla «sedazione» progressiva fino a raggiungere la morte.

La nostra etica protestante non è né di fare discendere all’Olimpo dei principi divini sul povero mondo peccatore, né di imporre una lettura letteralista del comandamento di non uccidere, che fa violenza al testo biblico, ma un’etica di responsabilità che assume la realtà al cuore del mondo perché crediamo in un Dio incarnato e in un Dio vivente, fino alla morte (e alla risurrezione).

Abbiamo altro da dire che «Amen» o «vade retro» alle evoluzioni del mondo: essere immaginativi per minimizzare i rischi e massimizzare le potenzialità positive, essere dei lieviti creatori nella dialettica del mondo per preparare i cammini del Regno… C’è di che fare.

Coordinamento del Movimento del cristianesimo sociale, 12/03/2015.

(traduzione dal francese di Jean-Jacques Peyronel)

Foto: Siringa, Licenza Licenza: CC0 Public Domain, via Pixabay