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Ciad. Per combattere la povertà, cercare soluzioni endogene

Piante di sesamo, di sorgo e di arachidi sono i primi risultati tangibili del progetto “Semi per soluzioni” realizzato dalla Federazione luterana mondiale (Flm) in collaborazione con l’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite (Acnur) nel dipartimento di Kimiti, nella regione orientale del Ciad. Il progetto, che dura tre anni, è rivolto ai rifugiati e alle popolazioni delle comunità ospitanti. Oltre a rispondere alle priorità urgenti (cibo e alloggio), il progetto mira a lungo termine a migliorare le condizioni di vita dei soggetti coinvolti attraverso il sostegno all’agricoltura e la formazione professionale.

Nella fase iniziale circa 992 soggetti, tra rifugiati e persone delle comunità ospitanti, sono stati coinvolti nella cura dei campi, ricevendo semi, trattori e altri attrezzi di lavoro.

«È di vitale importanza cercare soluzioni endogene» dice Aminata Gueye, rappresentante dell’Acnur, che sottolinea che il progetto non ha solo obiettivi economici, ma anche sociali. «Non è raro sentire bambini che chiedono ai loro genitori “Cosa fate realmente per noi? Perché sono le Ong che ci danno da mangiare e ci sostengono?». «Il nostro progetto dà a questi genitori i mezzi necessari per prendersi cura dei bisogni delle loro famiglie, garantendo in tal modo l’armonia in famiglia», ha aggiunto Aminata Gueye.

Il Ciad ha sperimentato instabilità sin dalla sua indipendenza nel 1960 ed è stato pesantemente colpito da conflitti che hanno riguardato i paesi vicini come il Sudan, La Repubblica Centrafricana, la Libia e, più recentemente, la Nigeria. Il paese è spesso colpito da siccità e inondazioni, con quasi il 64% della popolazione che vive in condizioni di povertà. Si stima che 2,4 milioni di persone soffrano la fame.

Photo: LWF Chad