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“Allontanamento zero” approda in consiglio regionale del Piemonte

 

Il disegno di legge “Allontanamento Zero” è approdato in consiglio regionale del Piemonte a 3 anni dalla sua stesura ad opera dell’assessora Chiara Caucino. Si tratta di una proposta che mira a ridurre al minimo gli affidamenti dei minori a strutture o famiglie esterne a quelle di origine attraverso il sostegno, anche economico, alle famiglie che presentano difficoltà. Lo stimolo alla scrittura del ddl arriva dal dato che vede il Piemonte avere un numero di affidamenti superiore alla media delle altre regioni (per la precisione 0,34% dei minori in Piemonte contro una media nazionale dello 0,29%), il grosso dei quali, secondo la maggioranza, potrebbe essere evitata. «Andando ad analizzare i singoli casi – spiega Caucino – ci siamo accorti che quasi l’81% di questi allontanamenti avviene per ragioni che sarebbero superabili attraverso un sostegno vero e integrato alle famiglie senza rendere necessaria la separazione. Nella nostra proposta di legge, all’articolo 2, viene indicato lo strumento del Piano Educativo per le Famiglie, un percorso condiviso tra le famiglie stesse, i servizi sociali, quelli sanitari e anche i comuni, che possono per esempio intervenire sul problema abitativo. Un sistema integrato che è previsto già oggi ma al quale viene data scarsa attuazione». In questo contesto sarebbe previsto anche un aiuto di tipo economico alle famiglie in difficoltà dal momento che spesso, sempre secondo i promotori, la scarsità di risorse è alla base di problemi di gestione familiare.

Un punto di vista che non trova d’accordo l’opposizione la quale, nella seduta del consiglio di martedì 27 settembre, ha presentato ben 457 emendamenti al disegno di legge al chiaro scopo di ostruirne l’iter. Opposizione che si fonda su quelle che sono ritenute false premesse da parte della maggioranza: «Il ddl parte dal presupposto che i servizi sociali piemontesi abbiano una scarsa efficienza, quando è vero il contrario – argomenta la consigliera Pd Monica Canalis –. Se in Piemonte il numero di allontanamenti, che resta comunque l’estrema ratio, è superiore, è soltanto perché vi è una maggiore attenzione al disagio giovanile, aumentato in modo importante negli ultimi anni. In secondo luogo, è sbagliato pensare che oggi molti affidamenti vengano eseguiti soltanto su una base di problemi esclusivamente economici: ricordiamo che la materia è regolata da una legge nazionale la quale non permette assolutamente una cosa del genere».

Un’opposizione che non ha sorpreso l’assessora Caucino, dal momento che il ddl ha suscitato fin dalla sua origine un forte dibattito. «Chiaramente mi aspettavo questo tipo di atteggiamento – spiega Caucino –. Noi andremo avanti su questa strada perché ritengo che dobbiamo rispondere alle esigenze delle famiglie e dei minori che ho incontrato nelle comunità in questi anni.  L’obiettivo della legge è il miglioramento del sistema, per dare l’opportunità a chi vive un disagio complesso di risollevarsi, e ai minori di non subire il trauma della separazione dalla famiglia».

Ma se i numeri in Consiglio sono dalla parte della maggioranza, il provvedimento rischia di scontrarsi, secondo le opposizioni, con un conflitto di competenze che potrebbe portare all’impugnazione da parte del Ministero competente: «Se la legge non sarà emendata – conclude Monica Canalis – sarà impugnata dal Ministero poiché si configura un conflitto di competenze, dal momento che esiste una legge nazionale che regola la materia e questa legge andrebbe a sovrapporsi, presentando in alcuni punti anche delle incongruenze. In secondo luogo, la legge proposta entra di fatto nella gestione dei Comuni, cosa che la Regione non può fare. Quello che può fare la Regione è disporre del proprio bilancio, ma su questa legge invece non viene messo un euro in più, mentre si pretende di dare disposizioni ai servizi sociali che però sono finanziati, appunto, dai Comuni».