4340b9e7-5034-48d8-9569-07021d5413fe_1_105_c

Sara Heinrich. La fede come compito e responsabilità

 

Durante il culto di apertura dell’Assemblea-Sinodo 2022, che sarà tenuto congiuntamente dai pastori Daniele Bouchard e Lino Gabbiano nel tempio valdese di Torre Pellice domenica 21 agosto alle 10,15 sarà consacrata al ministero pastorale la candidata Sara Heinrich, che i nostri lettori hanno già avuto modo di incontrare su queste pagine, anche recentemente, dopo la sua partecipazione al corso di pastorale clinica. Conosciamola meglio attraverso questa presentazione che ha scritto per il nostro settimanale.

Mi chiamo Sara Heinrich, sono sposata e madre di due figli. Dal 2019 sto seguendo il percorso di formazione al pastorato nell’Unione delle Chiese valdesi e metodiste in Italia. Il desiderio di diventare pastora è nato però tanti anni prima e deriva dal contesto di fede ma anche dal contesto storico in cui sono cresciuta: le chiese evangeliche in Germania nel passaggio dagli anni Ottanta agli anni Novanta, più nello specifico la città di Gelsenkirchen, la più povera della Germania dell’Ovest. La mia chiesa d’appartenenza fa parte della Chiesa unita della Westfalia, ed è collocata in uno dei vecchi quartieri tipici dei minatori di carbone, con basso livello di istruzione, multiculturale e multireligioso.

La vita comunitaria, in cui la fede aveva una rilevanza diretta per la quotidianità, mi ha plasmato. Ho conosciuto la chiesa locale come luogo di culto, luogo di confronto e dibattito, punto di riferimento per il quartiere e rifugio ma anche luogo di istruzione e di resistenza con tutte le gioie e problematiche che comportava. Essendo la seconda di tre figli del pastore, sono cresciuta letteralmente in mezzo alla comunità, sicuramente uno dei motivi per cui già in tenera età avevo espresso il desiderio di diventare pastora.

Per la mia fede è stato determinante anche un altro elemento, cioè il protestantesimo tedesco dopo il nazionalsocialismo. Sono cresciuta come figlia di una generazione di eredi della colpa schiacciante, convinta che l’unica salvezza possa venire da Dio che salva il mondo per amore e che l’unico modo di vivere è quello di seguire il Suo figlio e diventare costruttori della Sua pace. La mia fede anche per questo è in qualche modo una fede senza riserve, io non l’ho mai percepita come una scelta ma come un compito, non come un privilegio ma come una responsabilità, non come sicurezza privata ma come l’invito a farmi coinvolgere nel destino della creazione. Iscrivendomi al corso di laurea in Teologia protestante ho scoperto un mondo nuovo. Si potrebbe dire che mi sono “tuffata“ nella gioia di scoprire nuovi contesti accademici ed ecclesiastici, e così il percorso universitario mi ha portato a Bonn, Bethel (Bielefeld), Roma e Heidelberg, dove ho potuto fermarmi dopo la laurea come ricercatrice e docente alla cattedra di Scienze religiose e teologia interculturale.

Il primo contatto con il protestantesimo italiano l’ho avuto durante il mio anno all’estero alla Facoltà valdese di Teologia a Roma, che ho scelto perché mi incuriosiva la storia di questa piccola chiesa (pre-) riformata ma anche la prospettiva di minoranza: di come influenza la vita delle comunità, l’organizzazione della Chiesa e anche l’identità protestante, non immaginando ancora quale significato avrebbe avuto per la mia biografia e per la mia vocazione. Quando nel 2015 abbiamo scelto l’Italia come centro della nostra vita famigliare, sono diventata membro della chiesa valdese di Livorno, lì abbiamo festeggiato anche la benedizione del nostro matrimonio e il battesimo di nostro figlio. Per poter accogliere la “vocazione esterna“ avevo bisogno di prendere distanza dal contesto in cui sono cresciuta. Nel mio periodo di prova sono stata accompagnata – puntualmente e in modo continuativo – da sorelle e fratelli che hanno riposto fiducia nella mia vocazione, sono profondamente grata a ognuna e ognuno di loro. Ed è con gratitudine che vorrei vivere il ministero, mettendo i miei doni al servizio di Dio, formando insieme alle sorelle e ai fratelli il corpo di Cristo visibile per dare testimonianza della nostra fede qui e ora.