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A Federica Tourn la prima edizione del premio giornalistico “Piazza Grande”

Proseguono i lavori dell’European Academy of Religion che ha aperto i battenti domenica in modalità virtuale, dopo il grande successo di pubblico e dibattiti delle precedenti edizioni bolognesi. Ideata dalla Fondazione per le scienze religiose (Fscire) e avviata – grazie al sostegno dei ministri dell’Istruzione e degli Esteri, Regione Emilia-Romagna, Fondazione Cariplo e Fondazione Carisbo – con il patrocinio del Parlamento europeo, della Commissione europea, della Commissione nazionale Unesco, dell’Università e del Comune di Bologna, la European Academy of Religion è una straordinaria occasione internazionale di incontro tra studiosi ed ermeneuti del fenomeno religioso. 

Oggi sul canale youtube dell’accademia è possibile ascoltare l’intervento di Scott Appleby, decano dell’Università di Notre Dame e specialista dei rapporti globali tra fenomeni religiosi e bellici: terrà una lezione intitolata Hallowed be thy Name: Power and Glory in the Religious Imagination. Basato su casi di studio empirici, il suo intervento si interrogherà sul significato delle nozioni di «potere» e di «gloria» nell’immaginario religioso in momenti cruciali dell’evoluzione comunitaria e della coscienza nazionale, come quelli rappresentati da un conflitto armato.

In un secondo incontro si parlerà di libertà per gli oppressi con Selina Stone e Ana Franca-Ferreiradell’Università di Birmingham e Ediz Hazir dell’Università di Praga.

Intanto ieri è stato anche giorno della proclamazione dei vincitori della prima edizione del premio giornalistico “Piazza Grande Religion Journalism Award”, organizzato dall’Iarj, l’Associazione internazionale di giornalisti religiosi con il sostegno di Fscire. Il premio nasce per valorizzare il lavoro di giornalisti che si occupano di fede, religione e spiritualità. In occasione di questa prima edizione sono pervenuti oltre settanta contributi di professionisti, che pubblicano regolarmente in Europa e nei paesi del bacino del Mediterraneo.

Il premio è andato a Federica Tourn, giornalista valdese, già redattrice di Riforma e fra le ideatrici del progetto “Riforma si fa in 4” che mette in rete la comunicazione protestante in Italia, grazie al reportage pubblicato sul mensile Jesus dal titolo “Dio dietro le sbarre” (foto di Isabella De Maddalena), dedicato alla mancanza di pluralismo religioso nella carceri italiane. Come ci racconta lei stessa «Mi interessava investigare la possibilità per i credenti non cattolici di continuare a professare la propria fede anche in condizione di detenzione. Infatti, nonostante i dati ci dicano che ormai più del 30% dei detenuti nelle carceri italiane è composto da stranieri e almeno il 34% è musulmano (soltanto il 55% è cattolico), c’è ancora una forte discriminazione fra le religioni: secondo la legge sull’ordinamento penitenziario del 1975, infatti, solo i cappellani sono presenti in ogni struttura penitenziaria in forma stabile, mentre i ministri delle confessioni regolate da Intese possono entrare soltanto se iscritti in appositi registri e in seguito alla “domandina” del detenuto. Tutte le altre comunità religiose, che non hanno ancora ottenuto un pieno riconoscimento giuridico, devono invece chiedere un nulla osta rilasciato ad personam dall’Ufficio culti del Ministero dell’Interno, con tutte le lentezze burocratiche che si possono immaginare. Purtroppo in carcere il diritto costituzionale all’espressione religiosa non è per nulla garantito».

La giuria, composta Endy Bayuni (Indonesia, già redattore capo del Jakarta Post), Irene Hernández Velasco(Spagna del quotidiano El Mundo), Alberto Melloni (Italia, professore di Storia del Cristianesimo all’Università di Modena-Reggio), Fariba Pajooh (Iran, reporter che ha pagato con carcere nel paese di origine la sua libertà di espressione), Barış Soydan (Turchia del sito T24), Peggy Fletcher Stack (Stati Uniti, del quotidiano Salt Lake Tribune), Douglas Todd (Canada, The Vancouver Sun e Religion News Service), Maria-Paz Lopez(Spagna, La Vanguardia) e Elisa Di Benedetto (Italia, giornalista e responsabile web dell’ Iarj) ha preamiato Tourn con questa motivazione: « Una storia potente sulla discriminazione religiosa e il ruolo della religione nelle carceri italiane, con un forte messaggio sulla libertà religiosa e sul pluralismo religioso. È una storia d’impatto e positiva che va al cuore di ciò che significa praticare, e non solo predicare, il dialogo interreligioso. Eccellenti segnalazioni di questioni legali e legislative, statistiche importanti e come queste influenzano i detenuti di tutte le tradizioni religiose. L’autrice scrive con profonda consapevolezza dell’importanza della fede e della pratica. Le citazioni sono ampie e spesso avvincenti. Non è solo una critica al sistema attuale, ma rappresenta anche una via per la riforma carceraria».

Menzioni speciali sono andate anche a Gerard Drißner (Austria), László Szőcs (Ungheria) e Chiara Zappa, giornalisti di Avvenire.