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L’incoronazione di Re Carlo III, fra sacro e profano

Molti anni fa chiesi al mio neo-marito: «Ma quando vi libererete della monarchia?». Al che lui con condiscendente sorriso rispose: «Mai. Spero!». E continuò: «I repubblicani devono rispondermi con convincenti argomenti se sia preferibile una persona nata per essere monarca o una che vuole diventare presidente. Le alternative sono solo: la lotteria della nascita o ambizione e vanagloria. E comunque un (o una!) presidente ha sempre un partito alle spalle, per quanto lo voglia non può essere unificante per l’intera nazione». Questo è quanto ho toccato con mano in questi giorni e che ovviamente era stato evidente ai funerali di Elisabetta II. Un esempio di conoscenti molto diversi, con radici nella Wesley Church di Cambridge: due signore di una certa età (una è predicatrice laica) originarie delle Isole Salomone, con bandiere e striscioni del luogo d’origine. E una giovane famiglia con genitori ex studenti di Cambridge e bambini sotto i 10 anni, festeggianti sotto la pioggia e di certo politicamente non conservatrici.

Nei decenni trascorsi più volte la stampa ha proclamato la fine dell’attaccamento del popolo a una monarchia che affonda le proprie origini nel periodo precedente i Normanni. Il momento più basso fu quello che la regina Elisabetta II chiamò “Annus Horribilis”, il 1992, in cui tre dei quattro figli divorziarono e il castello di Windsor prese fuoco. Seguito dal 1997 in cui la principessa Diana morì. Istigato dalla stampa, non solo quella “popolare”, il pubblico disapprovò la regina che aveva scelto di rimanere in Scozia, dove sempre andava in estate, per stare accanto ai nipoti William e Harry. Tony Blair la convinse a farsi vedere a Londra. I giornali però insistevano nel parlare di crisi e di distacco. Poi nel 2002 morì la Regina Madre e le folle si riversarono a Londra. Si disse che lei era amata e popolare, la figlia rigida, severa e dedita al dovere, no, e il declino era irreversibile.

Nel 2012 però, per i 60 anni di regno, si rivelò l’amore del Paese per la sua sovrana 86enne, indefessa nel compiere le noiose funzioni richieste al Capo dello Stato, oltre alla lettura quotidiana di tutti i documenti di governo e il colloquio settimanale con il Primo Ministro. Quando è risaputo che il suo vero interesse erano cani e cavalli… Il suo sense of humour nel partecipare con James Bond all’apertura dei Giochi olimpici conquistò la nazione, e commozione suscitò la dedizione del Principe Filippo novantunenne, in piedi durante tutta la traversata sul Tamigi in motoscafo. L’affetto fu di nuovo dimostrato nella celebrazione dei 70 anni sul trono nel 2022; il suo spirito e le sue doti di attrice brillarono nel filmato con Paddington Bear. La sua dedizione all’impegno di servire il popolo con l’aiuto di Dio è stata esemplare: Elisabetta ha lavorato fino all’ultimo giorno di vita, congedando sorridente il Primo Ministro uscente, Boris Johnson e dando il benvenuto a Liz Truss. Oltre un milione di persone hanno partecipato in persona al funerale a Londra e quasi l’intera nazione l’ha seguito in televisione.

Dopo chiesa, domenica 7 maggio, nella St Andrew’s Church accanto a casa (anglicana e risalente al XIII secolo), c’è stato un pranzo comunitario di festeggiamento con proventi devoluti all’Associazione benefica em>Christian Aid. Da neonati a nonagenari, da ex soldati a insegnanti, infermieri, studenti, ricercatori, professori universitari, scienziati, impiegati, lavoratori manuali, tutti uniti dallo stesso evento: la celebrazione dell’incoronazione del re Carlo III.

Incoronazione essenzialmente religiosa, con elementi e oggetti antichi di secoli ma che ha incluso il moderno, l’apertura e la protezione di tutte le fedi, nonostante che sia stata più volte ripetuta la parola “Protestantesimo” a ricordare la discendenza dalla Gloriosa Rivoluzione. Dalla corona di oltre due kg al trono alla spada all’ampolla al cucchiaio, un simbolismo di oltre un millennio si è coniugato con valenze e significati moderni ma la parte essenziale, profondamene religiosa, è stata l’unzione con olio del Monte degli Ulivi avvenuta dietro uno schermo per preservarne la sacralità. Come ha scritto l’ex vescovo di Londra, Richard Chartres (di ascendenza ugonotta) «… oltre alla scelta individuale c’è il regno della “chiamata” in cui una persona accetta il ruolo di servitore per il bene comune. Coloro che hanno seguito questa vita, coscientemente o meno, sono sul tracciato di Gesù Cristo che ha trovato la vita nella sua pienezza rinunciando a se stesso e superando se stesso nel servire con amore». E : «L’incoronazione è uno dei punti di riferimento nella nostra democrazia liberale grazie a cui la pubblica sfera è lasciata aperta alle voci della religione. Nulla a che fare con la richiesta di uno stato teocratico, ma la coscienza che una sana versione della fede vada vigorosamente espressa, altrimenti nel vuoto se ne lasceranno fiorire versioni letali».

Foto di Dan Marsh, Wikimedia