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Zimbabwe, quando Dio è all’opera

Per alcuni di noi era il primo viaggio in un paese africano e l’emozione della vigilia era palpabile. L’esperienza degli altri e l’affettuosa presenza degli amici zimbabwani hanno dissolto ogni timore e reso la nostra permanenza un’esperienza indimenticabile. Intendevamo recarci dovunque la nostra partnership nei 18 anni del nostro impegno aveva lasciato dei segni di amicizia. Quindi in primo luogo l’area dell’Ospedale Sanyati e dei sei ambulatori rurali, poi anche diverse zone dove potevamo incontrare i bambini e le ragazze del programma di adozione a distanza. E infine la sartoria solidale Tabitha, inaugurata nel 2019 e alcune comunità e realtà cui siamo legati da antica amicizia.

Non tutti noi eravamo avvertiti del fatto che per toccare tutte queste zone avremmo dovuto viaggiare per molte, moltissime ore e spesso su strade simili a piste di motocross.
Appena arrivati ad Harare, la capitale, siamo stati accolti da una folta delegazione zimbabwana. C’erano il fiduciario dell’intero programma, il pastore (Mufundisi in shona, la lingua locale) Chiromo, poi i coordinatori in loco delle adozioni a distanza, la pastora Evelyn Phiri e il pastore David Makwara, poi il presidente della Convenzione battista dello Zimbabwe, past. Mabutu insieme ad altre amiche e collaboratori. Abbiamo ricevuto un benvenuto davvero speciale nella Chiesa battista “Emmanuel” di Harare con bambini, ragazze e anche donne d’età che avevano preparato per noi danze e canti.

La mattina dopo, alle 6, eravamo già pronti per la prima tappa: Sanyati. Lo stupore per alcuni di noi è stato constatare che per percorrere gli ultimi 80 km, abbiamo impiegato oltre 4 ore fra mille sobbalzi. E abbiamo capito quanto sia difficile e pericoloso coprire quella distanza quando dall’Ospedale di Sanyati i pazienti devono essere trasportati, per patologie più complesse, nell’ospedale della città “vicina”, Kadoma. Una situazione che mette a dura prova i veicoli e che negli anni si è aggravata per il totale abbandono di quella strada, particolarmente nella stagione delle piogge.

I responsabili dell’Ospedale ci hanno accolto con cordialità, ringraziando sia la Chiesa valdese, che negli anni ha sostenuto l’Ospedale con progetti 8 per 1000, sia l’Unione battista, che dal 2006 non ha mai fatto mancare il proprio cruciale contributo. Solo nell’ultimo anno oltre a sostenere gran parte del personale di Ospedale e ambulatori con incentivi che integrano i magrissimi salari forniti dallo Stato, l’Ucebi ha anche dotato l’ospedale di una lavatrice industriale, di un’autoclave e di un nuovo pozzo artesiano. Il fabbisogno di acqua, tuttavia non è ancora del tutto risolto per la conformazione argillosa del terreno dove sorge l’ospedale e per la siccità che negli anni ha svuotato i bacini. Una buona notizia: è stata riaperta la scuola di allieve e allievi infermieri. Sono al momento un’ottantina alloggiati in maniera molto precaria.

Non abbiamo potuto visitare gli ambulatori, tranne uno, perché le strade erano impraticabili. Dopo un lunghissimo viaggio abbiamo raggiunto quello di Sesame. Parliamo di ambulatorio e non di ospedale perché in questi presidi, pur assistendo migliaia di pazienti all’anno, non ci sono medici ma solo infermiere. La professionalità e l’abnegazione di queste ultime sono immense. Lì le donne partoriscono, vi si forniscono farmaci per curare la malaria, l’Aids, la Tbc e le malattie più diffuse nella regione, vi si vaccinano i bambini e si forniscono alimenti per combattere la malnutrizione. E poi si portano avanti campagne di prevenzione. Spesso i e le pazienti per raggiungere il più “vicino” ambulatorio percorrono decine di km a piedi. A Sesame l’Ucebi ha provveduto a ristrutturare la maggior parte degli alloggi per le infermiere, che erano in condizioni fatiscenti. Ancora c’è da completare gli impianti idraulici di tutte le casette e ristrutturarne una completamente. L’avevamo chiamato “progetto dignità” e come tale è stato recepito.

Gli incontri con i bambini e le bambine delle adozioni a distanza sono avvenuti a Lozane, ad Harare e a Masvingo. È stato bello ascoltare le loro storie di riscatto. Per tutte e tutti loro – circa 200 – il programma costituisce una preziosa occasione per andare a scuola. Alcune di loro eccellono al punto da riuscire ad entrare all’università. Corollario di questi incontri sono stati i giochi con i bimbi più piccoli. Una gioia vederli ridere e fraternizzare così facilmente! Ce li portiamo nel cuore!

A Gweru, nel cuore del paese, una breve intensa visita alla vedova del professore Henry Mugabe, nostro amico e teologo battista impegnato in un’operazione di apertura al pastorato delle donne e al movimento ecumenico. Mugabe, che era preside del nuovo Seminario teologico dello Zimbabwe, ci ha lasciato per un incidente stradale di cui è rimasto vittima insieme a suo figlio alcuni mesi fa. Subito dopo siamo stati accompagnati dal nuovo Decano, il pastore Chirovamavi, a visitare questo seminario che ha ancora bisogno di tante cose ma che ha già una trentina di studenti.

La nostra esperienza ha avuto nella domenica uno dei momenti più intensi. Divisi in tre chiese diverse di Harare abbiamo ascoltato testimonianze, condiviso preghiere, canti e danze e spezzato la parola della vita.
Dopo una serata piena di commozione in cui il passaggio di responsabilità fra la pastora Anna Maffei e la pastora Antonella Scuderi è stata accompagnata dalla preghiera e dove ciascuno e ciascuna di noi ha ricevuto in dono un vestito dalla sartoria Tabitha, abbiamo fatto le valige e siamo ripartiti. Sappiamo che molti di noi torneranno. Fra tutti e tutte noi è nata o si è rinsaldata un’amicizia che ci legherà forse per sempre. Quando Dio è all’opera nulla è più come prima.

La delegazione:
Anna Maffei (coordinatrice uscente del Progetto Zimbabwe Ucebi)
Antonella Scuderi (coordinatrice del Progetto Zimbabwe dell’Ucebi)
Sandro Spanu (membro del Comitato esecutivo Ucebi)
Marta Vergari (responsabile dell’ufficio progetti 8×1000 Ucebi)
Paolo Hou (coordinatore del programma Adozioni a distanza Ucebi)
Arianna Tartarelli (Membro del Dipartimento di evangelizzazione Ucebi)
Eli Van Leusen e Gabriela Goyas (membri della Chiesa battista di Roma Trastevere)