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La Chiesa ortodossa ucraina deve lasciare il Monastero delle Grotte di Kiev

Secondo quanto riferisce l’agenzia Reuters, il 10 marzo scorso funzionari ucraini hanno intimato alla Chiesa ortodossa ucraina (Uoc) di lasciare entro il 29 marzo il monastero delle Grotte di Kiev, risalente a 980 anni fa.
La Uoc, storicamente legata alla Chiesa ortodossa russa, l’anno scorso ha reciso i suoi legami con il patriarcato di Mosca in risposta all’invasione russa. Ma secondo il ministero della cultura ucraino l’Uoc «ha violato i termini dell’accordo sull’uso della proprietà statale», non specificando però in che modo. Dal canto suo, la Chiesa ortodossa ucraina sostiene di essere vittima di una politica caccia alle streghe.

Il giorno successivo, il patriarca Kirill – che ha apertamente sostenuto l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo Vladimir Putin – ha implorato i leader religiosi di «fare ogni sforzo per impedire la chiusura forzata del monastero, che porterà a una violazione dei diritti di milioni di credenti ucraini». Tra i leader a cui Kirill si è rivolto ci sono: papa Francesco, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, papa Tawadros della Chiesa copta egiziana, e alcuni leader laici, tra cui il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres, e il capo dei diritti umani delle Nazioni Unite, Volker Turk.

Lo scorso dicembre, funzionari ucraini hanno ordinato misure punitive – tra cui il sequestro dei beni del clero, il divieto di determinate attività economiche e il divieto di viaggiare – contro sette membri del clero della Chiesa ortodossa accusati di avere legami di simpatia con la Russia.

Alcuni hanno espresso preoccupazione per le misure del governo ucraino, ritenendo che interferiscano ingiustamente con la libertà di religione in Ucraina.
«Il divieto di Zelensky sulle attività religiose della Uoc, nonostante la sua separazione formale da Mosca, riduce effettivamente le pratiche spirituali di milioni di ucraini già assediati», ha scritto il giornalista e podcaster Hedieh Mirahmadi Mirahmadi in un editoriale per The Christian Post. «Sosteniamo che la battaglia dell’Ucraina contro la Russia sia una lotta per la democrazia, ma l’invio dell’esercito nei monasteri non promuove la libertà. Quest’ultima mossa del nostro alleato in Ucraina dovrebbe essere motivo di una forte protesta da parte dei cristiani, indipendentemente da dove ci troviamo sul piano politico».