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Chiese al lavoro per un cyberspazio sicuro e inclusivo

I telefoni cellulari hanno messo il mondo a portata di mano e di clic, tuttavia molte donne e ragazze sono state lasciate indietro dalla rivoluzione digitale e altre, invece, sono state addirittura esposte a nuove forme di violenza. Un evento tenutosi lo scorso 9 marzo presso le Nazioni Unite a New York, ha mostrato quanto gli attori religiosi stiano lavorando con i governi e le organizzazioni internazionali, per rendere il mondo digitale più sicuro da fenomeni quali il Cyberbullismo, il sexting, lo stalking e il grooming.

Le tecnologie digitali, in particolare i telefoni cellulari, hanno rivoluzionato il modo in cui la maggior parte di noi si comporta e interagisce, comportando nuove sfide per l’emancipazione delle donne.

L’evento alle Nazioni Unite ha quanto gli attori religiosi si stiano impegnando con i governi e le organizzazioni internazionali proprio per combattere la violenza informatica e per rendere il mondo digitale, un luogo più sicuro e inclusivo per tutte le donne e le ragazze .

L’evento, intitolato «Uno smartphone tutto mio: empowerment sessuale ed economico in tempi di crisi» è stato ospitato da Act-Alliance e dalla Federazione luterana mondiale (Flm) in collaborazione con altri gruppi cristiani che lavorano nel campo dell’innovazione tecnologica. Ed è stato co-sponsorizzato dai governi di Finlandia e Liberia, con il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione, come parte della 67a sessione in corso della Commissione sulla condizione delle donne .

Tra i relatori, Laura Chacón Gonzales, coordinatrice delle comunicazioni e dell’advocacy per la Flm in Colombia e membro dell’Act Alliance Gender Reference Group: «La violenza digitale – ha osservato – non è un fenomeno isolato, ma parte di un contesto sociale discriminatorio di genere, di violenza sistemica. Ad esempio, in Colombia – ha proseguito -, le donne che difendono i loro diritti e quelli umani, sono regolarmente prese di mira online da persone che tentano di metterle a tacere e intimidirle, minacciando anche le persone che loro stesse cercano di proteggere. Negli ultimi anni – ha proseguito Gonzales – il crescente fondamentalismo politico e religioso, purtroppo, ha invertito alcuni progressi faticosamente conquistati sui diritti delle donne. Un esempio, la Campagna sui social media contro il Plebiscito per la pace in Colombia con l’accusa di andare “contro la vita e promuovere l’ideologia di genere”».

Gonzales ha poi citato altri esempi come «di attacchi violenti sui social media», ad esempio, contro coloro che si battono per i diritti alla salute sessuale o quella riproduttiva in Messico e in Argentina, o la persecuzione di leader religiosi progressisti in Brasile, vittime spesso di cyberbullismo.

Ricordando l’impegno della Flm con cinque organizzazioni femminili nel Dipartimento di Chocó, sulla costa pacifica della Colombia, Laura Chacòn Gonzales, ha affermato che i gruppi locali hanno identificato alcune delle donne afro-caraibiche e indigene più vulnerabili a cui sono stati forniti telefoni cellulari con piani dati per ridurre il rischio di femminicidio e di violenza .

L’iniziativa, intitolata «Insieme salviamo vite», elargisce anche computer e corsi di formazione ai gruppi locali per documentare e denunciare gli abusi, nonché risorse per trovare rifugi per i sopravvissuti.