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Il ritorno del Signore

Ma tu sei sempre lo stesso e i tuoi anni non avranno mai fine
Salmo 102, 27

Grazia a voi e pace da colui che è, che era e che viene
Apocalisse 1, 4

Che Dio sia eterno non è una novità, perché è una caratteristica della divinità presente anche in altre religioni. Nella Bibbia, tuttavia, c’è una dimensione diversa per esprimere l’identità di Dio ed essa è descritta con pienezza dalle parole dell’Apocalisse: “che è, che era e che viene”.

Sono tre realtà che rappresentano Dio come chi si avvicina a noi e non è sdegnosamente lontano, soddisfatto della propria eterna maestà.
Grazia e pace non sono degli stereotipi (luoghi comuni) su Dio, bensì la caratteristica del suo agire per noi. La dimensione della speranza caratterizza la definizione di Apocalisse, perché il Regno di Dio si compirà stabilmente con il ritorno del Signore.
Le affermazioni del Salmo 102, 27 manifestano la convinzione della stabilità di Dio rispetto alla nostra fragilità e precarietà. È qualcosa che va oltre la sola eternità, perché è collegato alle azioni di liberazione che Dio ha operato a favore del suo popolo.
Egli è vicino e tale prossimità è attestata con ampiezza in tutta la Bibbia.

Il ricordo della liberazione dalla schiavitù in Egitto e dall’esilio a Babilonia si salda con l’evento di Gesù Cristo morto e risorto. Tre voci verbali definiscono Dio: è, era e viene ed è quanto è indispensabile sapere. L’identità si sintetizza in due parole: grazia e pace.
L’Apocalisse ci insegna la corretta relazione tra fratelli e sorelle in fede. I cristiani e le cristiane esistono per la grazia e la pace che vengono dal Signore. In questi mesi assistiamo allo scandalo del conflitto in Ucraina: cristiani in guerra. Nuovamente benedizioni di chi reca morte e distruzione, esaltazione di nazionalismi, frutto della seduzione del potere. Dov’è il saluto attestato in Apocalisse? Le Chiese dovrebbero pensarci bene: il Signore è, era e soprattutto viene, tornerà.