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Chiudere Guantanamo

Nel 21° anniversario dell’arrivo dei primi “combattenti nemici illegali” in tuta arancione, bendati e incatenati, alla base navale statunitense di Guantánamo Bay, più di 150 organizzazioni internazionali per i diritti umani chiedono al presidente Joe Biden di chiudere finalmente la prigione. La lettera, coordinata dal Center for Victims of Torture (Cvt – Centro per le vittime di tortura) e dal Center for Constitutional Rights(Centro per i diritti costituzionali), chiede la chiusura dell’attuale prigione, la fine della detenzione militare a tempo indeterminato degli uomini che vi risiedono e l’impegno a non utilizzare mai più la base navale per «detenzioni di massa illegali».

Tra i firmatari della lettera figurano il Consiglio nazionale delle chiese cristiane degli Usa, Alliance of Baptists, Church of the Brethren, Episcopal Church, United Church of Christ e United Methodist Church.

«È ormai tempo di cambiare l’approccio degli Stati Uniti alla sicurezza nazionale e umana e di fare i conti con l’intera portata dei danni causati dall’approccio post 11 settembre», si legge nella lettera.

Dopo una lenta ondata di trasferimenti dalla struttura sotto l’amministrazione Biden, oggi restano in carcere 35 uomini. Negli ultimi vent’anni, 779 uomini e ragazzi sono passati per la catastrofica prigione. Di coloro che vi rimangono oggi, 20 hanno i requisiti per essere trasferiti dalla detenzione a tempo indeterminato; tre sono in attesa di giudizio da parte di sei diverse agenzie governative, conosciute come Comitato di revisione periodica; altri tre sono stati condannati; e nove sono coinvolti in udienze preliminari nell’imperfetto sistema della commissione militare. Il caso contro l’accusato dell’11 settembre Khalid Sheikh Mohammed e i suoi co-cospiratori è in corso e non ha ancora raggiunto il processo.

Nell’era successiva all’11 settembre, la tortura impunita nei siti della CIA, le fallite invasioni di Afghanistan e Iraq, gli attacchi con i droni, le incursioni sbagliate in un campo di battaglia globale, la sorveglianza domestica dei musulmani e l’incalcolabile perdita di vite civili in Medio Oriente hanno definito la ricerca americana della sicurezza nazionale. Ma Guantánamo Bay, e la sua precedente iterazione come struttura di detenzione per i rifugiati haitiani negli anni ’90, «è l’esempio emblematico dell’abbandono dello Stato di diritto», sostiene la lettera.

«Il mondo sa che i detenuti sono stati torturati, così come conosce i metodi atroci utilizzati, conosce i nomi di coloro che hanno approvato e partecipato, e che le videocassette delle torture sono state deliberatamente distrutte; eppure non una sola persona è stata ritenuta responsabile», ha dichiarato a The Intercept Yumna Rizvi, analista politico della Cvt. «Il fatto che tutti i complici rimangano liberi, e che alcuni descrivano ciò che hanno fatto senza temere di essere perseguiti, è sbalorditivo. Gli Stati Uniti hanno perso la loro credibilità in materia di diritti umani, giustizia e responsabilità».

Foto di Shane T. McCoy, U.S. Navy – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=774059