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Premio giornalismo Mimmo Cándito. La vincitrice è Federica Tourn

Lunedì sera 16 gennaio sera presso il Circolo dei Lettori di Torino si è tenuta la premiazione della Seconda edizione del Premio Mimmo Cándito.

Il Premio è destinato a quel giornalismo d’inchiesta e di analisi che si muove nel campo della politica e della società internazionale. L’idea di dare vita al concorso è nata nel 2018 a nove mesi dalla scomparsa del grande reporter di guerra, per molti anni inviato de “La Stampa” in qualsiasi scenario bellico nel mondo.

«Dopo 77 anni, nel 2022 il concetto di guerra è tornato a tutti familiare, ma per professionisti come Mimmo la dimensione dell’orrore umano è stata a lungo una realtà da vivere e raccontare con sprezzo del pericolo», si legge sul sito del Premio.

Lunedì sera il Premio Opera è stato assegnato alla giornalista professionista Federica Tourn.

Il titolo dell’opera giornalistica è «Quel prete è uno stupratore», con la seguente motivazione:

«Sugli abusi sessuali subiti dalle suore e non di rado coperti dalle autorità ecclesiastiche, (l’articolo, ndr) ha il pregio di trattare un argomento raramente riportato sulle prime pagine dei media , soprattutto in Italia, e il vantaggio della completezza delle testimonianze. Un’indagine vecchio stile, che si basa sulla forza del racconto, un meticoloso uso delle fonti e la capacità di scrittura e che, in questo caso, non può, per ovvie ragioni, essere sostenuta da immagini e testimonianze video. Sullo sfondo il tema delle discriminazioni di genere nella chiesa cattolica e in particolare nelle missioni africane.

Perché un’inchiesta sulla Chiesa Cattolica è per sua natura globale e coinvolge culture e aree geografiche molto lontane tra loro. Di particolare interesse le testimonianze delle suore che, dall’interno della Chiesa, cercano di denunciare gli abusi e provano a modificare lo stato di cose esistenti. Un ottimo lavoro che merita il premio a un giornalismo d’inchiesta disposto a raccontare verità scomode. Anche quelle di fede.

«È stato per me un grande onore ricevere il Premio intitolato alla memoria di un giornalista come Mimmo Cándito – ha dichiarato Federica Tourn a Riforma.it, quotidiano online del quale è stata la coordinatrice sino al 2016 -. La sua passione e lo slancio etico sono un esempio per i reporter di ogni generazione. Sono contenta – ha proseguito Tourn – soprattutto che sia stata premiata un’inchiesta sugli abusi clericali nei confronti delle religiose, un tema che in Italia fatica ad emergere. Il premio è per me innanzitutto un riconoscimento al coraggio di queste suore, abusate, maltrattate e silenziate dalla chiesa, che hanno avuto la forza di denunciare le violenze subite».

Federica Tourn, giornalista professionista freelance piemontese, valdese, è autrice di reportage internazionali ed è esperta di problematiche femminili e religiose. L’articolo premiato è stato pubblicato su “Millennium”, il mensile de Il Fatto Quotidiano.

La giuria ha anche deciso di assegnare una menzione particolare al reportage di Daniele Bellocchio sul Nagorno Karabakh.

Il lavoro di un coraggioso freelance che si distingue per l’articolata struttura del reportage e la capacità di seguire sul campo nel corso del tempo le vicende di una guerra ormai dimenticata.

Daniele Bellocchio, pubblicista freelance di Lodi, si occupa di tematiche internazionali e reportage da zone problematiche del globo, su tv, radio, web e carta stampata. Il suo lavoro è pubblicato da Inside Over.

Il Premio Progetto d’Inchiesta riservato a un lavoro giornalistico ancora da compiere, è stato assegnato al progetto della giornalista Letizia Tortello: «Marocco, donne fuori dal Medioevo».

Motivazione: «Il progetto di Letizia Tortello sulla condizione delle donne in Marocco ha il pregio di un programma preciso e definito, in grado di raccontare la difficile transizione della società marocchina verso il superamento della tradizionale disparità di genere. Lo fa proponendosi di ascoltare le testimonianze delle associazioni di donne marocchine e raccontare le realtà in cui, al contrario, la loro condizione è ancora soggetta a forti discriminazioni.

Più che nella contrapposizione un po’ macchiettistica tra modernità e medioevo, l’interesse del progetto è proprio nella realtà sempre più embricata che lega Italia e Marocco. Non solo a Torino, la città italiana con il maggior numero di residenti di origine marocchina, ma anche in molti altri centri della Penisola. Le donne che emigrano dal Marocco sono spesso badanti, colf, commercianti, fanno parte della nostra società. L’influenza reciproca tra le due culture di riferimento determinerà inevitabilmente un pezzo del nostro futuro.

Letizia Tortello, torinese, professionista a La Stampa. Inviata in Ucraina e curatrice di inchieste su vari paesi europei. Coautrice del libro Goodbye Merkel. Perché per 16 anni ha governato lei.

Menzione speciale degli allievi della Scuola di Giornalismo “Lelio Basso” di Roma, partner del Premio, a Valerio Cataldi: “Mario che costruiva la pace”.

Motivazione: «Riaccende l’attenzione su un evento, troppo presto, messo a tacere: la morte di Mario Paciolla in dubbie circostanze e mettendo a fuoco sia l’operato sospetto degli inquirenti colombiani, sia il silenzio mantenuto dalle Nazioni Unite sul caso.

Valerio Cataldi, romano, caporedattore delle inchieste di Rainews dove cura il programma Spotlight. Specializzato in criminalità organizzata e immigrazione, ha collaborato con l’Unicef e fondato l’associazione Museomigrante.

Nella foto un momento della premiazione: da sinistra a destra Federica Tourn, Paolo Griseri, Marinella Venegoni, Marina Forti e Massimo Giannini