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Testimoniare l’Evangelo che avvince i cuori dei lupi

Mosè disse a Dio: «Chi sono io per andare dal faraone e far uscire dall’Egitto i figli d’Israele?». E Dio disse: «Va’, perché io sarò con te»
Esodo 3, 11-12
Gesù dice: «Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe»
Matteo 10, 16

“Discorso apostolico o missionario” è il nome dato al capitolo 10 di questo Vangelo dove troviamo raccolti i testi che indicano – per il presente e l’avvenire – la missione dei discepoli di Gesù. Durante la sua vita terrena Gesù indirizza il suo messaggio al popolo di Israele e si dedica alla formazione del gruppo dei dodici apostoli. In seguito, come Cristo Risorto, affida loro il mandato di essere suoi testimoni nel mondo, di fare discepoli tutti i popoli della terra, battezzarli e di insegnare loro i Suoi comandamenti, con la promessa di essere presente per mezzo del suo Spirito fino alla fine dell’età presente (Matteo 28, 20). «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi» (Giovanni 20, 21). Per compiere la sua missione, Gesù ha dovuto affrontare ostilità, rifiuto, persecuzione. I discepoli devono aspettarsi la stessa sorte.

Di primo acchito viene da pensare a Gesù che ha affermato di essere il buon pastore (Giovanni 10). Non aveva Gesù promesso di voler proteggere e difendere le sue pecore da ladri, briganti e lupi che rapiscono, disperdono e uccidono? Sembra esserci una contraddizione perché qui sentiamo Gesù dire che egli stesso invia le sue pecore in mezzo ai lupi. Per quanto ciò possa disorientarci, entrambe le cose sono vere. Pecore e colombe sono creature delicate, indifese, vulnerabili e nel mondo troveranno lupi avidi e prepotenti ma non dovranno spaventarsi perché sarà data loro forza, coraggio, determinazione, saggezza, agilità e prontezza per rendere testimonianza a Gesù e al suo messaggio d’amore e di salvezza che vuol avvincere proprio il cuore dei lupi.

Immagine: Gesù il buon pastore, Mausoleo di Galla Placidia, Ravenna