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Cristo è il compimento delle promesse di Dio

Quando Dio ha detto una cosa non la farà? O quando ha parlato non manterrà la parola?
Numeri 23, 19

Perché il Figlio di Dio, Cristo Gesù, che è stato da noi predicato fra voi, cioè da me, da Silvano e da Timoteo, non è stato «sì» e «no»; ma è sempre stato «sì» in lui
II Corinzi 1, 19

In questa sezione delle lettere ai Corinzi, l’apostolo Paolo difende il suo ministero apostolico da diverse accuse, tra queste quella di essere stato ambiguo sul rapporto tra il primo patto e l’opera di Cristo. Forse le accuse sono due e rappresentano la difficoltà di capire il rapporto con il giudaismo in questa fase iniziale dello sviluppo del cristianesimo. Il punto di partenza è retorico secondo le abitudini del tempo. In Dio non vi è ambiguità tra il “sì” e il “no”, tra l’affermazione e la negazione. Viene poi una citazione dal libro dei Numeri 23,19, le parole di Balaam che Paolo fa sue: “quando Dio ha detto una cosa non la farà?” Dio ha pronunciato una serie di promesse che costituiscono il primo patto, esso consiste nelle promesse, ma se Dio ha promesso “non manterrà” (compirà) quello che ha promesso? Dalla doppia domanda l’argomento riprende la forma assertiva. Dio non solo “ha parlato” ma “è venuto nella persona del Figlio suo”. Non vi è dunque nessuna ambiguità in Dio, Cristo è il sì definitivo di Dio, il compimento delle promesse. Cristo è venuto per portare a compimento la riconciliazione dell’umanità caduta con Dio.

L’argomento ci conduce ora al presente. Cristo non è stato soltanto l’adempimento delle promesse, ma è stato “costituito” ora e per l’eternità come il “sì” di Dio, cioè rimane per sempre l’unica via al Padre perché Egli è stato esaltato come Signore e Cristo e continuerà per sempre ad essere l’affermazione di Dio, nella fase dell’incarnazione come strumento della redenzione e dopo la risurrezione come Signore che sarà il giudice di tutti. La conclusione è evidente: questo messaggio è il Vangelo che noi (Paolo, Sila e Timoteo) vi abbiamo annunciato in modo coerente e senza ambiguità alcuna. L’intera rivelazione divina diventa in questo modo autorivelazione continua della volontà salvifica divina che ha la forma fino a Cristo di una perenne promessa che in lui incarna, si adempie e si realizza per grazia mediante la fede nel Figlio di Dio.