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La preghiera e la lode: baluardi della fede e della speranza

Perché ti abbatti, anima mia? Perché ti agiti in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è il mio salvatore e il mio Dio
Salmo 42, 11

Avendo dunque una tale speranza, ci comportiamo con molta franchezza
II Corinzi 3, 12

Nel Salmo 42 il salmista percepisce l’assenza di Dio come sete, come abisso incolmabile, come fragore insopportabile. I nemici chiedono: dov’è il tuo Dio? Il salmista trasforma la domanda e chiede a se stesso: perché ti abbatti anima mia, perché ti agiti? Il punto di rottura della situazione creata dall’esilio avviene dentro la coscienza di Israele, quando il popolo comincia a capire che l’assenza è il modo della presenza di Dio. Come arriva l’autore a questa conclusione forte? In primo luogo, la memoria della celebrazione. Si apre strada nel ricordo la dimensione dialogica della celebrazione cultuale, dell’adorazione di Dio nei giorni solenni delle feste nel Tempio. La memoria è in grado di celebrare. Cosa si celebra nell’esilio o nella diaspora? L’attesa del riscatto, dell’intervento divino che restaurerà Israele alla condizione storica primigenia. La comunicazione con Dio è possibile ancora, è assente storicamente perché non vi è uno spazio celebrativo, il Tempio, ma è presente in questa assenza in un altro spazio simbolico: dove almeno dieci israeliti si incontreranno, il nome del Signore benedetto potrà essere invocato e Dio sarà presente in mezzo a loro nell’assenza. Lo spazio comunitario del culto e la preghiera individuale assicureranno la presenza nell’assenza di Dio.

In secondo luogo, il salmista scopre la preghiera e la lode come baluardi della fede e della speranza che nessuna prova potrà abbattere. Ricorda il Salmista come il Signore di giorno concedeva la sua grazia, e io di notte innalzavo lodi per lui in preghiera al Dio che dà la vita. Nel parlare a se stesso, all’improvviso il Salmista si trova a parlare con Dio nel presente, non solo ricorda, ma comincia ora a pregare; quasi che le due dimensioni dialogiche si incontrino necessariamente nella preghiera, perché parliamo con Dio e con noi stessi quando preghiamo. Un poeta spagnolo, Antonio Machado diceva che chi parla da solo è perché spera un giorno di parlare con Dio. Attraverso la preghiera e la lode è stato in grado di cambiare la domanda, adesso cambierà anche il sentimento dominante: perché ti abbatti, perché ti agiti? Non vi è motivo. La preghiera è semplice e al futuro: dirò al mio Dio, perché mi hai dimenticato? Questa è la scoperta del salmista: come mi sono ricordato del Signore, così il Signore ora si ricorderà di noi, nella sua grazia userà ancora misericordia verso di noi, verrà e ci salverà. Attraverso le sue azioni sarà di nuovo un Dio salvatore che porterà la redenzione agli esiliati nella storia per riportarli alla terra promessa agognata.