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Messaggio natalizio del Consiglio ecumenico delle chiese

«Il gioioso messaggio del primo Natale afferma che l’amore di Dio in Cristo è destinato davvero a tutte le persone, a tutta la creazione», si legge nel messaggio natalizio del Consiglio ecumenico delle chiese (CEC), firmato dal segretario generale ad interim, padre Ioan Sauca.

Di seguito riportiamo integralmente il Messaggio di Natale del Cec 2022

«Alla recente Assemblea del Cec a Karlsruhe, che ha riflettuto sull’amore di Cristo che muove il mondo verso la riconciliazione e l’unità, è rimasta nel mio cuore la commovente e stimolante domanda di un’ ospite musulmana, Azza Karam di Religions For Peace, che rivolgendosi ai delegati ha detto: “L’amore di Cristo è per i soli Cristiani o lo è anche per me?”.

Il gioioso messaggio del primo Natale afferma che l’amore di Dio in Cristo è rivolto proprio a tutta l’umanità, a tutta la creazione. Durante la notte della nascita di Gesù, un angelo appare ai pastori che vivono nei campi e vegliano sul loro gregge. I pastori sono spaventati. L’angelo dice loro: “Non abbiate paura!” e aggiunge: “Vi porto una buona notizia di una grande gioia per tutto il popolo: per voi è nato… un Salvatore». Allora molti angeli proclamano agli umili pastori «Gloria a Dio nei luoghi altissimi, e pace in terra agli uomini che egli gradisce!».

Il nostro tempo è un tempo di paura. Alcuni temono per la sopravvivenza delle generazioni future o per la sommersione delle loro isole d’origine a causa dell’emergenza climatica che stiamo vivendo. Molti hanno paura oggi di non poter più sfamare i propri figli domani. Altri temono che i conflitti militari possano causare disastri nucleari. Nella nostra epoca di social network, la paura sta portando a un aumento dell’incitamento all’odio, a una proliferazione di teorie del complotto, violazioni dei diritti umani e minacce alla democrazia.

Le incoraggianti parole dell’angelo – “non temere!” – riflettono l’antico insegnamento cristiano secondo cui la fede e l’amore scacciano la paura. L’angelo del primo Natale ha chiamato i pastori ad avere fede nella promessa divina della pace sulla terra e nella benevolenza di Dio verso l’umanità.

A voi e a me oggi sono rivolte le parole dell’angelo: “Non temete!”. A te e a me oggi è rivolta la promessa degli angeli: “Pace in terra agli uomini che egli gradisce!”. Mentre accogliamo questa promessa, lo Spirito di Dio ci rende persone di buona volontà.

Chi sono le persone di buona volontà? Come cristiani siamo consapevoli e confessiamo che la nostra stessa chiamata e vocazione come discepoli di Cristo è quella di essere persone di buona volontà, agenti di riconciliazione e operatori di pace, vivendo l’amore di Cristo per il mondo. Le persone di buona volontà sono anche persone di altre fedi o persone di nessuna religione che condividono oggi questo amore compassionevole per il prossimo e specialmente per i più vulnerabili, e vivono nella loro vita quotidiana i valori del Regno. Sono coloro che provengono da etnie e culture diverse, che cercano di vivere semplicemente in modo da preservare e rinnovare l’intera creazione. Sono coloro che oggi affermano la dignità di ogni essere umano e resistono ai peccati del nazionalismo cristiano, del razzismo e della xenofobia. Sono nostri compagni nel pellegrinaggio della giustizia, della riconciliazione e dell’unità.

Mentre accogliamo il bellissimo messaggio del primo Natale, lo Spirito di Dio ci chiama a diventare agenti di riconciliazione nei luoghi in cui viviamo. Il nostro è un tempo di crescente polarizzazione nella vita familiare, nelle comunità locali, nelle chiese e nelle nazioni; tensioni che producono conflitti e traumi.

Nel primo Natale, Dio è venuto a noi in Gesù di Nazaret perché potessimo riconciliarci con Dio e diventare servitori della riconciliazione. Con tutti i migliori auguri per un Natale benedetto, vi invitiamo ad accogliere nella fede e nell’amore la promessa di pace degli angeli sulla terra e a vivere come pellegrini sulla via della giustizia, della riconciliazione e dell’unità».

Icona della tradizione ortodossa etiopica proveniente dalla città di Lalibela; Photo: Philippe Lissac/Godong